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ViniTrentino-Alto AdigeIl Gewürztraminer

Il Gewürztraminer

Una delle più importanti uve aromatiche da vino del mondo, il Gewürztraminer con i suoi odori ammalianti di fiori, litchi e frutta tropicale sposa perfettamente le cucine orientali, piatti vegetariani e cucina marinara... Scopritelo qui con un esperto dell'ONAV

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Se dovessimo pensare a un vino e a un’uva al tempo stesso conosciuta, amata, denigrata, talvolta addirittura celebrata e tal altra foriera di sospetti tra i molti “parvenu” del vino in salsa radical chic, questa sarebbe il Gewürztraminer. Gli odori ammalianti di fiori, litchi e frutta tropicale appassionano i neofiti, la morbidezza d’assaggio, la texture vellutata insieme alla delicata freschezza, lo rendono subito leggibile ma, spesso, per alcuni anche scontato se non banale. Lontani da tutte le posizioni estreme, cercheremo di capire cosa è il Gewürztraminer, da dove viene e perché è una delle più importanti uve aromatiche da vino del mondo.

Traminer, un vitigno internazionale

Nel mondo il Traminer aromatico, nome italiano del vitigno, è coltivato su circa 16mila ettari, di cui oltre 3mila in Francia, quasi esclusivamente in Alsazia. Subito dopo ci siamo noi con 1.400 ettari, di cui il 42% in Alto Adige, quindi Trentino, oltre 400 ettari, Friuli, Veneto ma anche Valle d’Aosta e, qua e là, con risultati non sempre eclatanti, nelle zone più fresche se non fredde di Abruzzo, Calabria e Sicilia. Al di fuori dell’Europa, dove è presente in Germania con quasi mille ettari e nell’est del continente, la parte del leone la fanno gli USA con 1.200 ettari, seguiti dall’Australia. Un vitigno concentrato, quindi, in areali performanti perlopiù dal punto di vista pedoclimatico, Alsazia e Alto Adige, oltre che, in seconda battuta culturale, Mitteleuropa e luoghi dall’influenza germanica. Proprio da questo ultimo aspetto, ossia dalla sua fluida presenza nel centro dell’Europa, nasce il grande dilemma delle origini. Francesi, italiani e tedeschi ne rivendicano la “primogenitura”, con ipotesi che, nel tempo si sono susseguite sbugiardandosi l’un l’altra. Oggi, ciò che si sa è molto coerente e lo si deve al lavoro non solo genetico ma anche terminologico del Professor Attilio Scienza, luminare del vino e della ricerca enologica. L’uva è figlia del Savagnin, varietà europea tra le più antiche; l’origine non è legata ai vini di Termeno, tantomeno dalla cittadina da cui non prende alcun nome sebbene lì sia stata molto coltivata dalla seconda metà dell’Ottocento; non si sono mai trovate origini alsaziane ma l’essenza stessa della varietà sarebbe il risultato, invece, di una serie di scambi, da oltre 1.500 anni, di materiale arboreo (viti) tra i popoli germanici della Renania, area quest’ultima da considerarsi antica e primaria culla della varietà, e quelli limitrofi.

Il Gewürztraminer italiano

Tornando ai Gewürztraminer made in Italy, concentrandosi solo a quelli altoatesini, possiamo identificare due tipologie di massima, cui corrisponderebbero due macro-stili dei vini. Il primo è proprio della zona della Valle Isarco: fresco come il luogo di origine, più floreale al naso rispetto alle note fruttate e dal gusto tendenzialmente molto secco e asciutto, con minore residuo zuccherino rispetto agli altri. Il secondo “stile” è figlio della bassa atesina e dei territori di Termeno e Appiano. Qui i Gewürztraminer sanno essere ampi e ricchi al naso, quasi opulenti, con note di frutta tropicale in bella mostra, potenti al sorso, dall’estratto deciso e molto morbidi anche nelle versioni in secco. In questa fascia tra Termeno, Appiano, Cortaccia e Caldaro, l’uva sembra interpretare perfettamente il clima, caldo d’estate con grandi escursioni termiche, e il suolo, calcareo e ghiaioso, regalando una grande varietà di vini, ivi compresi dei Passiti e delle Vendemmie Tardive, tipologie che sublimano ulteriormente la ricchezza gusto-olfattiva dell’uva.

Le caratteristiche del Gewürztraminer

All’assaggio i Gewürztraminer, al netto delle diverse tipologie e selezioni, sono di colore paglierino intenso o dorato, soprattutto nelle versioni Passito e Vendemmia Tardiva. Sempre intenso il naso, con toni di rosa bianca e gialla, erbe aromatiche, pesca, albicocca, pera, agrumi, litchi, mango, ananas e frutto della passione. Non mancano le spezie, da cui il prefisso gewürz che, dal tedesco, significa speziato, soprattutto anice e chiodi di garofano ma con l’invecchiamento (dote da non sottovalutare di questi vini) si avvertono anche noce moscata e liquirizia. Al sorso spicca una freschezza sempre misurata, discreta e sottile vena sapida, corpo, morbidezza e, talvolta, un filo di “calore”, giacché non è affatto raro trovare vini che vanno bel oltre il 14% di alcol. Il finale può essere lievemente amarognolo, ma è normale soprattutto nelle tipologie con residuo zuccherino pari a zero che sottolineano quel “retrogusto” tipico di tutte le uve aromatiche.

Gewürztraminer: gli abbinamenti

Molto duttile negli abbinamenti, il Gewürztraminer sposa benissimo le cucine orientali, da quella indiana alle differenti tradizioni cinesi e tailandesi. Bene con i piatti vegetariani salsati, con diverse tipologie di salumi come la carne salada e la mortàndela della Val di Non, formaggi a pasta molle e a crosta fiorita (i Passiti anche con gli erborinati oltre che i classici dessert alla crema o cheesecake), preparazioni marinare in intingolo, condite e speziate quindi, ma anche con preparazioni di carni bianche come galantina di pollo o coniglio brodettato. La temperatura di servizio è compresa tra i 10 e i 14°  al massimo, versandolo in calici medio-ampi in modo da apprezzare al meglio quella festa di profumi che ciascun Gewürztraminer è sempre in grado di offrire.

Alessandro Brizi,
settembre 2023

Alessandro Brizi
Alessandro Brizi
Alessandro Brizi è caporedattore de L’Assaggiatore, la rivista ufficiale dell’ONAVAssociazione Nazionale Assaggiatori Vino.
Fondata nel 1951 a Asti, ONAV è la prima organizzazione a dedicarsi all’approfondimento del mondo del vino in Italia. Presente in maniera capillare su tutto il territorio nazionale e in espansione all’estero, attraverso le Sezioni locali ONAV diffonde la conoscenza del bere consapevole, la valorizzazione del patrimonio enologico italiano e la formazione continua di appassionati e professionisti competenti, organizzando corsi e seminari, in presenza e online, e partecipando come partner a iniziative dedicate al vino su tutto il territorio nazionale. Il rigore del metodo di assaggio è garantito dal Comitato Scientifico, guidato dal Prof. Vincenzo Gerbi dell’Università di Torino e composto da importanti esponenti del mondo scientifico ed enologico.
Alessandro Brizi è caporedattore de L’Assaggiatore, la rivista ufficiale dell’ONAVAssociazione Nazionale Assaggiatori Vino.
Fondata nel 1951 a Asti, ONAV è la prima organizzazione a dedicarsi all’approfondimento del mondo del vino in Italia. Presente in maniera capillare su tutto il territorio nazionale e in espansione all’estero, attraverso le Sezioni locali ONAV diffonde la conoscenza del bere consapevole, la valorizzazione del patrimonio enologico italiano e la formazione continua di appassionati e professionisti competenti, organizzando corsi e seminari, in presenza e online, e partecipando come partner a iniziative dedicate al vino su tutto il territorio nazionale. Il rigore del metodo di assaggio è garantito dal Comitato Scientifico, guidato dal Prof. Vincenzo Gerbi dell’Università di Torino e composto da importanti esponenti del mondo scientifico ed enologico.

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