ViniBere beneRuffino Cares, verso il vino biologico e sostenibilità 100%
Entro il 2025 le 9 tenute di Ruffino saranno convertite al biologico. L'obiettivo? Trasformare il brand in una realtà capace di anteporre il benessere delle persone in qualsiasi scelta
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Il fine è chiarissimo. La tenacia per raggiungerlo anche. Ruffino, storico gruppo vinicolo acquisito nel 2011 dal colosso americano Constellation Brands, entro il 2025 taglierà il traguardo della sostenibilità 100% con la conversione al biologico delle 9 tenute. Un progetto davvero ambizioso, doveroso e di buon senso, per il quale sono stati stanziati circa 11 milioni di euro. Numeri pesanti che, tuttavia, non spaventano l’eno-tycoon che ha chiuso in gloria il 2022 con un fatturato di oltre 123 milioni di euro. Denari che ben si comprendono se si considera che la produzione annua di Ruffino si aggira attorno a 29 milioni di bottiglie che finiscono sulle tavole di 83 nazioni.
Inequivocabile anche il nome della nobile scalata alla sostenibilità, iniziata, per dovere di cronaca, già nel 2018: Ruffino Cares. Scalata in cui l’ambienteè soltanto uno dei quattro grandi temi. In agenda, nero su bianco, ci sono anche politiche aziendali orientate alla diversità e all’inclusione, la promozione del bere responsabile e l’impegno verso gli altri (in particolare verso le comunità locali). Il macro obiettivo, in altre parole, è quello di trasformare il brand toscano in un brand for purpose, ossia in una realtà capace di anteporre il benessere delle persone in qualsiasi scelta.
Questo il commento di Sandro Sartor, presidente e amministratore delegato di Ruffino, nonché vicepresidente di Unione Italiana Vini: «In questa gara non c’è chi arriva primo e chi arriva ultimo, bisogna arrivare tutti. Le attività del settore vitivinicolo sono in regime di interdipendenza con la disponibilità di risorse naturali e col tessuto socioeconomico nel quale si collocano. Per questo è fondamentale, in un’ottica di sostenibilità complessiva e a lungo termine, che un’impresa vitivinicola che si voglia dire sostenibile, adotti sistemi produttivi e condotte che preservino le risorse naturali, ne affinino le modalità di utilizzo e migliori anche le condizioni sociali ed economiche del proprio territorio».
Il messaggio non fa un plissé. Ed è rivolto a tutti i soggetti che, direttamente o indirettamente, sono coinvolti. Ruffino Cares, infatti, punta a fare da esempio e traino anche per le realtà più piccole del proprio indotto. Come? Attraverso un taglio delle emissioni del 15% per arrivare al 50% nel 2030, un aumento del 15% dei rifiuti mandati in riciclo per arrivare a zero rifiuti nel 2050, una riduzione dell’utilizzo dell’acqua integrata a un aumento del 25% delle acque riutilizzate nel processo di produzione. A tutto ciò si aggiunge la volontà di redigere un vero e proprio Disciplinare del sistema di certificazione della sostenibilità della filiera vitivinicola che possa essere condivisibile da tutto il Belpaese.