Dici Piemonte, dici Barolo. Vero. Ma questa terra, notoriamente capace di miracoli enoici, sa offrire anche bollicine di straordinaria qualità, figlie, oltretutto, di una tradizione antichissima: i primi spumanti risalgono addirittura al 1850 con la nascita delle case storiche spumantiere, una su tutte la Fratelli Gancia a Canelli nell’astigiano. Da allora è sempre stato un crescendo sia in termini di produzione, sia in termini di notorietà. La zona di produzione (a 250 metri sopra il livello del mare) tocca tre province, Asti, Alessandria e Cuneo, e il mondo la identifica coma Alta Langa.
L’anno di fondazione del Consorzio è del 2001, realtà cui oggi fanno capo 140 soci, 90 viticoltori, 60 case di produzione per un totale di oltre 100 etichette.
Il Disciplinare (uno dei più rigorosi), tra le altre norme, prevede che ogni vigneto sia composto da almeno 4 mila ceppi a ettaro, allevato con la controspalliera bassa e potato con Guyot tradizionale o cordone speronato (vedi qui).
L’Alta Langa Docg è fatto di sole uve Pinot nero e Chardonnay, in purezza oppure insieme in percentuali variabili. Può essere bianco o rosé, brut o pas dosé (dosaggio zero) e prevede tempi di affinamento sui lieviti che non possono mai essere inferiori a 30 mesi. Altra caratteristica distintiva di questo Metodo Classico è il millesimo. L’Alta Langa è rigorosamente Millesimato, fatto cioè con vini di una sola vendemmia.
In generale parliamo di bollicine finissime e persistenti. Per palati dotti che amano vini importanti e strutturati, con una piacevole sapidità. Di grande eleganza, con un bouquet aromatico complesso, che spazia dalla più classica e riconoscibile crosta di pane, al miele e alla vaniglia. Per quanto la denominazione sia giovane (ricordiamo che la Doc è arrivata nel 2002, mentre la Docg soltanto nel 2011), gli spumanti «a destra del Tanaro» sono meritatamente nelle carte dei vini dei ristoranti più blasonati del mondo. Non a caso accompagnano un’alta gastronomia che contempla le potenze di fuoco del Piemonte, il sublime tartufo bianco in primis, sanno duettare con primi ricercati a base di pesce. Con le ostriche, non fanno rimpiangere lo Champagne.
Chi volesse degustare questi spumanti direttamente nella loro terra d’origine, trova le informazioni necessarie sul sito del Consorzio, dove una sezione dedicata rimanda a tutte le realtà associate. E, se dopo il tour in loco, desiderasse tornare a casa con qualche etichetta, sappia che il costo medio a bottiglia si aggira attorno ai 20-25 euro. Non è poco, certo, ma sono denari spesi bene.
Chiara Risolo
giugno 2023