Pochi territori vinicoli, in Italia, possono vantare una tale simbiosi tra una varietà di uva e il luogo di produzione dei suoi vini come l’Abruzzo con il Montepulciano: vino e vitigno che sono, nei vini rossi così come nei rosati Cerasuolo l’immagine stessa del vino di questa piccola regione.
La storia del Montepulciano è strettamente connessa con quella delle genti e dei territori dell’Italia centrale e meridionale – oltre che in Abruzzo l’uva è coltivata anche nelle Marche, nel Lazio, in Molise e in provincia di Foggia – anche se le origini possono, probabilmente, essere ricondotte alla Grecia. Il territorio abruzzese è stato una sorta di culla per questa varietà, così come per il locale Trebbiano e sin da tempi immemori fornisce testimonianze di vini piacevoli oltre che generosi. Lo storico greco Polibio sostiene che il condottiero cartaginese Annibale, sconfitti i Romani sul Trasimeno nel 217 a.C. e a Canne l’anno successivo, oltrepassò l’Appennino e, dirigendosi nelle vallate che scendono verso l’Adriatico, entrò nei territori degli Aprutini allora già noti per i loro prodotti della terra e per un vino rinomato – probabilmente un proto Montepulciano ma non se ne ha certezza assoluta – che lui stesso utilizzò per ritemprare le forze dell’esercito, guarire i feriti e perfino curare i cavalli dalla scabbia. Medioevo e Cinquecento sono pieni di testimonianze della qualità dei vini abruzzesi così come dei commerci di lana, ovini, formaggi e vino con la Toscana, partner commerciale storico in quei secoli dell’Abruzzo. Alla fine del Settecento lo storico Michele Torcia scrive di un vino Montepulciano prodotto nella Valle Peligna, citando anche altre uve abruzzesi come capaci di vini mercantili e longevi, esportati anche fuori dai confini del territorio di produzione. Un crescendo progressivo, quindi che traghetterà i vini d’Abruzzo, Montepulciano in primis, verso il Novecento quando uva e vino diventano tra i più conosciuti e importanti d’Italia, inondando le osterie e le trattorie di Roma, Napoli ma anche, sebbene in maniera più contenuta, la lontana Milano.
L’uva Montepulciano viene coltivata a pergola o spalliera solo nelle aree collinari (150-600 metri di altitudine) di alcuni comuni delle quattro province della regione (Chieti, L’Aquila, Pescara e Teramo). I vini quindi, benché accomunati dalla stessa tipologia di bacca, si differenziano in funzione dell’areale di produzione e della DOC o della DOCG di appartenenza: Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane DOCG (anche Riserva) Montepulciano d’Abruzzo (anche Riserva) e Montepulciano d’Abruzzo Sottozone Terre di Casauria, Terre dei Vestini, Alto Tirino, Terre dei Peligni e Teàte (tutti anche nella tipologia Riserva).
A livello pedoclimatico possiamo dividere i Montepulciano d’Abruzzo in quattro areali: le colline teramane, l’area casauriense nel pescarese, il comprensorio teatino in provincia di Chieti e la zona interna della Valle peligna. Nella zona della DOCG delle Colline Teramane, i terreni derivano da depositi marini e sono di natura argillosa e limosa. Il clima è mediterraneo ma con grandi escursioni termiche favorite dalla vicinanza del massiccio del Gran Sasso e dei Monti della Laga e dalla ventilazione proveniente da mare. I vini sono potenti, ricchi di colore, come tutti i Montepulciano, d’altronde, con odori di frutti di bosco e gelso nero, amarene in sciroppo, prugne e cenni balsamici e di spezie. L’assaggio è ricco, dal tannino presente ma equilibrato e struttura decisa sebbene mai ridondante. Sempre presente la freschezza, dote innata del Montepulciano che ne garantisce anche una grande duttilità nell’abbinamento sia con le carni rosse e la selvaggina, sia con i primi piatti sempre ai sughi di carne. L’area casauriense, in provincia di Pescara, è caratterizzata da terreni argillosi e da una ventilazione costante durante il giorno che, attraverso la gola di Tremonti, va verso il mare o la montagna, a seconda del riscaldamento o del raffreddamento delle due zone. La vicinanza del massiccio del Morrone e della Majella più a Sud determina una buona escursione termica tra giorno e notte. I Montepulciano mantengono il solito schema frutto, floreale e speziato al naso, ma qui propongono un assetto gustativo sempre fresco e sapido. La zona più meridionale di produzione, corrispondente al territorio teatino, dalle pendici sudest della Majella, attraverso le colline frentane, fino al confine con il Molise, presenta suoli sabbiosi e argillosi. Qui il clima è segnato da estati calde e i vini godono di ottima morbidezza e intenso quadro olfattivo di frutta e spezie.
La zona più interna, infine, quella più occidentale, è formata da altipiani circondati da rilievi intercalati da valli e conche, tra cui la valle Peligna, area del medio e alto fiume Tirino, considerata la culla storica del vitigno. I terreni son più rocciosi e sassosi, il clima più fresco e vini sono più floreali al naso, maggiormente agili nel corpo, sempre ben tesi nell’acidità e caratterizzati da una buona propensione all’invecchiamento.
Un vitigno, un territorio ma tanti vini con esperienze di assaggio e di abbinamento sempre nuove e diverse. Questo è il Montepulciano d’Abruzzo, vino in simbiosi con gli uomini lo producono e con la terra che entrambi ospita.
Alessandro Brizi
aprile 2023