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Intolleranza al lattosio, i cibi da evitare

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È intollerante chi non digerisce il lattosio, lo zucchero del latte, a causa della carenza di un enzima. Ma non sempre bisogna eliminare del tutto i latticini

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Problemi a digerire il latte e i latticini? Può dipendere dall’intolleranza al lattosio. Questa reazione avversa è legata alla carenza di lattasi, un enzima dell’intestino che metabolizza lo zucchero del latte, il lattosio, scindendolo nei suoi due componenti glucosio e galattosio. A differenza di quello che si credeva un tempo, oggi sappiamo che il deficit di lattasi è molto comune, presente nel 70% della popolazione mondiale; ma solo a pochi provoca disturbi. “Nei mammiferi la perdita progressiva di questo enzima è naturale dopo lo svezzamento, quando l’alimentazione non si basa più sul latte materno”, spiega Mauro Rossi, ricercatore presso il Cnr. “In gran parte l’ipolattasia non obbliga a rinunciare al latte e ai formaggi. Ma in alcune persone provoca sintomi come gonfiori e crampi addominali, diarrea e nausea dopo l’assunzione di latticini: in questi casi può trattarsi di intolleranza al lattosio”.

Più a Sud che a Nord. In Italia si stima che il 60-70% della popolazione sia carente di lattasi, ma chi abita nel Meridione ne soffre di più. “L’incidenza dell’ipolattasia aumenta da Nord verso Sud: poco diffusa fra i nordici (5%), sale al 30% nell’Europa centrale, al 70% in quella meridionale e quasi al 100% in Africa ed Estremo Oriente” dice Rossi. Come mai queste differenze? “Si ritiene dipendano da una mutazione genetica, avvenuta 5-10mila anni fa per adattarsi all’ambiente: le popolazioni che si spostarono dall’Africa verso Nord e introdussero il latte nella dieta, “impararono” a produrre lattasi anche da adulti, in modo da poterlo digerire”.

Come riconoscerla. Oggi le intolleranze alimentari sono diventate una “moda”, con migliaia di malati immaginari che in realtà hanno solo fastidi transitori. Attenzione quindi a non farsi prendere la mano anche con l’intolleranza al lattosio. Non sempre bastano i sintomi per diagnosticarla: anche la sindrome del colon irritabile o la celiachia possono dare disturbi simili. “L’unico esame obiettivo è il breath test, un’analisi del respiro: se c’è presenza di idrogeno, vuol dire che il lattosio non digerito ha provocato fermentazione intestinale”. Pochi però si sottopongono a questo test e preferiscono metodi empirici. Secondo il nostro esperto, con disturbi lievi anche l’autodiagnosi ha una sua validità: eliminando i latticini, si vede se i problemi scompaiono; poi si prova a reintrodurli gradatamente. In caso di sintomi più seri invece, vale sempre la regola di rivolgersi a un esperto.

Cibi sì e cibi no. Accertata l’intolleranza, a seconda della gravità bisogna ridurre o eliminare del tutto dalla propria dieta gli alimenti che contengono lattosio. Alcune persone riescono comunque a digerirne una piccola quantità: per loro ci sono i prodotti a ridotto contenuto di lattosio, i formaggi stagionati come il grana e il pecorino, e lo yogurt, con i suoi batteri lattici che aiutano la digestione del lattosio. Altre persone invece non sopportano neppure dosi minime di zucchero del latte: attenzione dunque a scovarlo sulle etichette, perché può trovarsi non solo nei latticini (panna, yogurt, formaggi freschi e burro), nei gelati, nei dolci e nelle creme, ma anche in molti altri cibi. Come pane e sostituti, insaccati, ripieni, polpette pronte, gnocchi di patate, dado, frutta in scatola o surgelata, cereali per la prima colazione, liquori, caffè solubile, cioccolato in polvere. Senza dimenticare alcuni farmaci e integratori.


Delattosati e veg. Per non rinunciare al piacere di un cappuccino o di una mozzarella, oggi si trovano numerosi prodotti delattosati, dal latte al burro fino ai formaggi freschi. Grazie all’aggiunta di lattasi, il lattosio viene “predigerito” e nell’alimento non ne restano che minime tracce. Al palato questi latticini sono molto simili a quelli tradizionali, con un gusto più dolce (su www.associazioneaili.it, onlus dedicata ai latto-intolleranti, tante aziende e ricette senza lattosio). In alternativa, si possono provare i sostituti vegetali a base di soia, riso o altri cereali: certo non hanno il gusto del latte vaccino ma sono più leggeri e gradevoli. In quanto al calcio, i latticini non sono l’unica fonte: si trova nelle verdure a foglia larga (radicchio, indivia, spinaci), in cavoli e broccoli, in acciughe e salmone, nella frutta secca (mandorle, nocciole), in alcune acque minerali.

Marina Cella, 
23 maggio 2016




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