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La tradizione di cucinare l'anguilla, o il capitone, alla Vigilia di Natale appartiene alla gastronomia campana, in particolare a quella partenopea, diffusasi poi in molte altre regioni, soprattutto del sud. L'usanza nasce in epoca medioevale ed è strettamente legata a un fattore religioso. L'anguilla infatti ricorda il serpente, nefasto secondo il sentire cristiano, e dunque mangiandola si allontanava in modo scaramantico il male. C'è anche un motivo più pratico, nel freddo inverno anticamente l'anguilla, con le sue carni particolarmente grasse, era un buon modo di rifocillarsi.
Come cucinarla
Un pesce di fiume, ma anche di mare, dalle carni particolarmente che non ha bisogno di troppi condimenti. Provatela anche arrosto, in umido con il sugo di pomodoro, marinata, fritta o cucinata in forno o in padella.
1 
Arrotolate a spirale le anguille, spellate ed eviscerate, e fissatele con lunghi spiedini. Fate appassire gli scalogni affettati non troppo finemente in una padella con poco olio, i rametti di timo e i chiodi di garofano per 15 minuti, bagnando di tanto in tanto con poca acqua calda.
2 
Aggiungete le anguille nella padella, irrorate con la birra a temperatura ambiente e cuocete per 20-25 minuti, unendo altra poca birra per volta quando la precedente sarà evaporata. A metà cottura, salate, pepate e girate le spirali di anguilla con due palette. Servite.