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Tipici di Ovodda, borgo immerso nel cuore verde della Sardegna, i pitzudos sono un antico piatto di tradizione pastorale. Si tratta di una sorta di grandi ravioli di pasta di semola farciti con pecorino freschissimo, di gusto acidulo, e patate di montagna, coltivate nel Nuorese e nel territorio di Gavoi da tempo immemore. Non vanno confusi con le più famose sebadas, per certi aspetti simili, anch'esse ripiene di formaggio e fritte.
Serviteli così
Oggi serviti come sfizioso antipasto, un tempo costituivano un piatto unico accompagnato da insalata mista.
1 
Setacciate la farina a fontana sulla spianatoia e sgusciatevi al centro le uova. Unite una presa di sale, la sugna (o lo strutto) e incorporate man mano acqua tiepida poco salata (circa 2,5 dl).
2 
Lavorate energicamente fino a ottenere un impasto liscio. Formate una palla, copritela con un canovaccio pulito e lasciatela riposare per 1 ora circa.
3 
Intanto, lessate le patate per circa 40 minuti, pelatele e passatele allo schiacciapatate, raccogliendole in una ciotola. Unite il pecorino macinato possibilmente con un tritacarne, una presa di sale, una macinata di pepe e amalgamate gli ingredienti.
4 
Formate sei palline della dimensione di una pesca e tenetele da parte.
5 
Riprendete la pasta e lavoratela un po' per ammorbidirla. Stendetela sottile (poca per volta per evitare che si asciughi, tenendo coperta quella che non state lavorando) e ricavate 12 dischi di 20 cm.
6 
Ponete al centro di sei dischi una pallina del ripieno preparato, schiacciatelo per distribuirlo, lasciando liberi i bordi, e spennellateli d'acqua.
7 
Coprite con i dischi di pasta rimasti, schiacciateli con la punta delle dita per fare uscire l'aria (non devono gonfiarsi in cottura) e sigillate bene.
8 
Rifilate i pitzudos ottenuti con una rotella dentellata. Friggeteli in una capace padella con abbondante olio ben caldo, girandoli con un mestolo forato per farli dorare in modo uniforme, poi scolateli su carta assorbente per perdere l'olio in eccesso. Servite immediatamente.