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Il pane non si butta mai, neppure quando è raffermo: ottimo nelle zuppe, di cui si hanno molte varianti, il pane non fresco era utilizzato nella cucina regionale di tutto il Paese. Si utilizzava sia il pane di piccola pezzatura, sia le forme più grandi, la crosta, la mollica, il pane toscano (senza sale) e quello integrale.
Dalla zuppa valpellinense valdostana, la "sopa mitonà" piemontese (strati alternati di pane, formaggio, verza, cipolle, porri, zucca, rape o erbe spontanee), il "pan cott maridaa" milanese, ovvero la michetta rafferma cotta in brodo con uova sbattute, grana e noce moscata. E poi ancora la zuppa ligure di lattuga e uova strapazzate versata sulle fette di pane, quella di trippe alla trentina, la "sopa coada" veneta con le cipolle e il piccione oppure la ribollita e la pappa al pomodoro toscane. E che dire della ghiotta cipollata umbra e della panarda laziale con ceci e verdure, o del pancotto pugliese con rucola e patate o cicorie.
Per ottenere ottimi risultati, il pane deve essere "magro", quello all'olio, al latte o con aggiunta di grassi, così come i pani confezionati, non sono adatti: non avendo consistenza, con la cottura diventano molli. Il pane casereccio, invece, lega bene gli ingredienti e ne esalta i profumi. Anche da "vecchio" è insostituibile.
1 Tostate in forno le fette di pane casereccio 2 minuti per parte e disponetene 2 in ogni piatto fondo.
2 In ciascuno sgusciate un uovo freschissimo, quindi versate nei piatti del brodo di carne bollente (evitando di farlo cadere proprio sul tuorlo, che si romperebbe).
3 Cospargete di grana padano grattugiato e servite.