Il pangiallo, conosciuto anche come pangiallo romano, è un dolce che ha la sua origine nell'antica Roma, dove, durante l'era imperiale, era distribuito in occasione del solstizio d'inverno per favorire il ritorno del sole. Nel tempo ha conosciuto molte varianti che hanno modificato la ricetta laziale, a base di farina, frutta secca, miele e cedro candito, poi spennellato con una glassa all'uovo.
La curiosità
Fino a qualche decennio fa, le massaie romane usavano mescolare all'impasto i noccioli della frutta estiva (prugne e albicocche) opportunamente essiccati e conservati, al posto delle costose mandorle e nocciole.
1 Tagliate a cubetti i canditi (arancia e cedro), tritate grossolanamente la frutta secca (noci, nocciole, mandorle e pinoli) e mettete a bagno in acqua l'uvetta. Stemperate il lievito di birra fresco in 3 dl di acqua tiepida.
2 In una ciotola, disponete a fontana la farina e mettete al centro lo zucchero, l'olio extravergine d'oliva, la cannella in polvere, la noce moscata e un pizzico di sale. Amalgamate gli ingredienti aggiungendo, poca alla volta, l'acqua con il lievito.
3 Poi unite la frutta secca, i canditi e l'uvetta strizzata e impastate bene. Coprite la ciotola con un telo e lasciate riposare per 12 ore. Intanto preparate una glassa mescolando lo zucchero a velo, 1 cucchiaino di farina e 2 cucchiai di acqua.
4 Date all'impasto la forma di una pagnotta, trasferitelo in una teglia foderata con carta da forno e spennellate la superficie con la glassa. Cuocete in forno a 180° per 45-50 minuti finché il pangiallo sarà ben dorato.
Ricetta di Alessandra Avallone, foto di Claudio Tajoli