L’origine del mojito è Cuba, dove la menta ha il nome di “hierba buena”. Il cocktail nacque, in un locale all’Avana, durante il periodo del proibizionismo negli USA, quando molti americani passavano il confine anche per poter bere alcolici. Ci sono diverse teorie sull’origine del nome. Una racconta che derivi da “mojo”, un composto parecchio usato nella cucina cubana a base di aglio e agrumi. La seconda teoria è che derivi da “mojadito”, termine spagnolo che significa umido. L’ultima teoria, che è anche la più affascinante, è che derivi dal significato voodoo del termine mojo, che significa incantesimo.
Meno forte dell’originale, aromatico, esotico e fresco il finto mojito della nostra ricetta si differenzia dall’originale perché può usare rum bianco o scuro, non contiene zucchero e, invece della classica soda, sceglie un’acqua tonica, diventando così particolarmente dissetante. È ideale in accompagnamento a stuzzichini, finger food e antipastini: provatelo, per esempio, su una mousse di salmone, servita in foglie di indivia rossa.
1 Per 6 persone, versate in una caraffa 1,5 dl di rum a piacere scuro, più aromatico, o bianco, più secco. Unite 4 dl di acqua tonica, 6 cucchiai abbondanti di ghiaccio tritato e 2 lime piccoli, lavati e tagliati a spicchietti o a fettine sottili. Mescolate con un cucchiaio da cocktail.
2 Suddividete il finto mojito in 6 bicchieri alti (tumbler) o in coppe ampie e guarnite con foglioline di menta fresca.
Preferite una ricetta analcolica? Sostituire il mix di rum e acqua tonica con succo di pompelmo mescolato a qualche cucchiaino di miele.