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Il tonno di coniglio ha un nome ingannevole, dato che di pesce non c'è traccia, ma che allude invece al tipo di lavorazione e conservazione a cui viene sottoposta la carne, che per consistenza e sapore ricorda il tonno sott'olio. Leggenda vuole che il curioso nome sia frutto di un trucchetto escogitato nell'Ottocento dai frati di un convento di Avigliana, nel Torinese, i quali, per sgarrare dal digiuno quaresimale, ma più probabilmente è un piatto di origine contadina per conservare la carne in assenza di frigorifero.
In pratica
L'esigenza era di poter mantenere a lungo la carne macellata: se quella di maiale veniva insaccata, quella degli animali da cortile, non adatta alla preparazione di salumi, veniva messa sott'olio, tra i più antichi conservanti dell'area mediterranea. Mantenuto in contenitori di coccio con coperchio, il tonno di coniglio durava fino a una decina di giorni.
1 Cuocete in acqua salata in ebollizione la cipolla, le carote e le coste di sedano pulite e affettate, profumate con rosmarino, timo, prezzemolo e alloro. Unite nel brodo il coniglio tagliato a pezzi, abbassate la fiamma, coprite e lasciate cuocere per 2 ore.
2 Disossate il coniglio, tagliate la polpa a pezzetti e raccoglieteli in una terrina con 1 spicchio d'aglio sbucciato e tritato, qualche grano di pepe pestato e 8 foglie di salvia spezzettate. Salate.
3 Aggiungete anche le verdure del brodo sminuzzate, mescolate e sistemate la carne in vasetti di vetro; coprite con olio extravergine d'oliva, chiudete i vasetti e lasciate riposare in luogo fresco per 2 ore. Servite i pezzetti di coniglio sui crostini di pane bianco e integrale.