Un palcoscenico di emozioni liquide, di storie e di novità capaci di raccontare un’Italia del vino in piena evoluzione
Un palcoscenico di emozioni liquide quello del Vinitaly, di storie e di novità che, nell’edizione 2025, si è distinta in un coro di voci capaci di raccontare un’Italia del vino in piena evoluzione, tra memoria e futuro. Un itinerario di interviste (vedi video sopra) e racconti, quello di Sale & Pepe, da nord a sud, che ci ha condotto nel cuore pulsante della viticoltura nazionale, tra le bollicine d’alta quota e i sentori antichi dei vitigni dimenticati, passando per le sfide della sostenibilità, della cooperazione e la “nuova frontiera” dei vini dealcolati.
La nostra prima tappa è stata in Trentino, dove Cesarini Sforza continua a raccontare il miracolo degli spumanti di montagna. L’enologo Andrea Buccella ci parla di altitudini come custodi di freschezza, eleganza e longevità. “Il Trentodoc nasce qui, tra le Alpi, dove l’escursione termica determina il profilo aromatico. È un vino verticale, come le nostre valli.”
Scendendo in Toscana, la storia si fa monumento nel calice. Ruffino, con il suo Chianti Classico Riserva Ducale Oro anticipa la strada del Chianti Classico Gran Selezione già nel secondo dopoguerra, intuendo il valore di una qualità estrema. L’amministratore delegato Sandro Sartor sottolinea come “la coerenza con il territorio sia la chiave: oggi il mercato premia l’autenticità e noi raccogliamo i frutti di una visione che ha oltre 70 anni.”
L’importanza della zonazione e delle vinificazioni per parcelle sono stati gli argomenti sostenuti da Loris Dall’Acqua, enologo di Col Vetoraz in quel di Valdobbiadene, mente solidarietà e conservazione di un patrimonio storico, culturale e architettonico, ben oltre quindi l’aspetto vinicolo, sono al centro del progetto Harmonia Mundi: il primo Spumante prodotto a San Francesco della Vigna, il vigneto urbano più antico di Venezia. “Più che un vino è un progetto filantropico – afferma Alessandro Marzotto, general manager di Herita Marzotto Wine Estates – un recupero di qualcosa che rischiava di sparire come l’opera francescana e lo storico convento”.
Sempre nel Veneto poi, la cooperazione si afferma ancora oggi quale modello vincente. A Soave, Cadis 1898 ci mostra come i piccoli conferitori possano costruire eccellenza insieme, rappresentata da Rocca Sveva, non solo cantina di produzione ma anche centro di cultura del vino, della musica e dell’arte. Concetto analogo con Val d’Oca, a Valdobbiadene, dove Stefano Gava, direttore ed enologo, ci spiega come il Prosecco Superiore sia molto più di una bollicina di successo ma una vera e propria economia di comunità. Un ulteriore passaggio nella zona del Prosecco Superiore di Valdobbiadene ci ha permesso di approfondire, insieme alla cantina Foss Marai, il valore iconico di alcune etichette della zona tra cui proprio quelle di questa azienda storica. Prosecco Superiore DOCG Guia Brut Millesimato e il prestigioso Cartizze rappresentano espressioni autentiche del terroir di Valdobbiadene. La cantina, di proprietà della famiglia Biasiotto, dalla sua fondazione negli anni Ottanta ha sempre riservato una particolare attenzione al packaging, con bottiglie dal design distintivo che esaltano l'eleganza dei loro spumanti.
Il futuro bussa alla porta anche con nuovi linguaggi e proposte, così Sandro Bottega ci accompagna nel mondo dei vini dealcolati e dei Proxy Wine: “Non è un’eresia ma è un’evoluzione che noi facciamo da anni, ben prima della legge e di questa esposizione mediatica. C’è un pubblico che cerca gusto senza alcol e noi dobbiamo essere pronti a rispondere.”
Tornando ai vini rossi, abbiamo scoperto la nuova frontiera dello stile e dell’abbinamento gastronomico dei vini di Valpolicella insieme a Elena Farina dell’omonima azienda di Pedemonte. Sempre più slanciati e freschi all’assaggio, i Valpolicella del presente e del futuro si prestano ad abbinamenti articolati e in grado di andare ben oltre le tradizioni, accompagnando cucine marinare ed esotiche.
Infine, abbiamo raggiunto le sponde del Piave, dove Ponte 1948 rivendica un nuovo terroir per il Pinot Nero. “Il nostro clima, i nostri suoli, stanno dando risultati sorprendenti. È un Pinot nero che parla italiano, sia nelle versioni Metodo Classico che rosso ferma, ma con una eleganza tutta internazionale.”
Vinitaly 2025 di Sale & Pepe non è stato solo una fiera, ma una narrazione corale del vino italiano che sa valorizzare le proprie radici e immaginare nuovi orizzonti. Dalle Alpi al mare, passando per colline, tradizioni e rivoluzioni, il calice si fa racconto, memoria, visione e, ovviamente, piacere.
Alessandro Brizi,
aprile 2025