Lattine? No grazie. Oggi sono di moda le bibite d'antan, in bottigliette di vetro dal look d'altri tempi, quando chinotto, spuma e cedrata rinfrescavano le estati. In questo nostalgico ritorno al passato anche gli sciroppi sono usciti dal dimenticatoio. Come quello di tamarindo, ideato nel lontano 1898 da Carlo Erba (capostipite della storica casa farmaceutica) che, sull'etichetta a caratteri rossi della bottiglia, lo descriveva come "...bevanda rinfrescante, dissetante, indicata durante la calura estiva... sommamente utile contro la sete ardente", previa aggiunta di acqua a piacere.
Bibite d'altri tempi
La bibita ambrata, servita ben fredda con ghiaccio, è stata in voga fino agli anni '50-60, con il suo gusto agrodolce perfetto per refrigerarsi contro il gran caldo ma anche per digerire qualche piatto di troppo. In Sicilia, nei chioschi che vendono spremute e granite, la tradizione non si è mai interrrotta. Lo sciroppo di tamarindo si ricava dalla polpa del frutto, un baccello ricurvo color nocciola; la pianta, altissima (arriva a 30 metri), cresce nelle zone tropicali e appartiene alla stessa famiglia delle fave.
Nota per le proprietà medicamentose, la chiamano dattero d'India perché il frutto, dalla consistenza pastosa e un po' filamentosa, ricorda quello africano. Da noi si trova soprattutto lo sciroppo, anche se la pasta, molto usata per insaporire i piatti salati (è uno degli ingredienti della Worcester sauce e di molti chutney indiani), incomincia a comparire anche nei nostri negozi etnici.
Un gusto peculiare
Il gusto ricco e peculiare dello sciroppo, dolce con retrogusto asprigno, ne fa un ottimo ingrediente per i cocktail: miscelato con il bourbon, la tequila, la vodka, aggiunto al Margarita o al Gin Tonic. C'è chi invece lo preferisce nelle granite o nei dessert cremosi, per attenuare le note zuccherine; infine è da provare nelle pietanze: carni, pesce e verdure avranno un gusto tutto speciale insaporite con una salsa agrodolce al tamarindo.