News ed EventiNewsSpreco alimentare? 3 alimenti green che sfruttano gli scarti
Dagli scarti agroalimentari nascono nuovi alimenti. Eccone 3 davvero speciali
Condividi
Bucce, gusci, semi e foglie: non si buttano più ma si sfruttano per creare nuovi prodotti (anche da mangiare! Ve ne avevamo già fatto qualche esempio qui) grazie all’innovazione tecnologica e all’attenzione per la sostenibilità. Un modo intelligente per combattere lo spreco e trasformare i residui delle lavorazioni agroalimentari in nuove (inaspettate) risorse, buone e amiche dell’ambiente. Ecco tre virtuosi esempi di economia circolare.
La birra fatta con gli scarti di pane e limoni
Biova Project è una start up nata a Torino per salvare dallo spreco prodotti agroalimentari invenduti e trasformarli in nuovi alimenti ad alto valore aggiunto. Infatti almeno il 30% della materia secondaria usata per produrre birre e snack, proviene dal recupero dei surplus della produzione brassicola. Una delle ultime novità è Biova Lemon, una birra bionda di ispirazione tedesca con un tocco fresco dato dal succo di limoni spremuti a mano e mescolati insieme al mosto. E non limoni qualsiasi, ma quelli raccolti da Babaco Market (ve ne avevamo parlato qui e qui) che avrebbero faticato a trovare sbocco commerciale, a causa di piccole “difformità estetiche”, come le cicatrici sulla buccia.
Le conserve e la crema spalmabile nate dalla Rifrutta
Quanta frutta fresca e secca non viene lavorata e trasformata dalle aziende perché ritenuta imperfetta? Per non sprecarla, ma piuttosto per valorizzarla, l’azienda Eurocompany ha avviato il progetto Rifrutta. I primi prodotti ottenuti sono stati le arance caramellate e le prugne sciroppate, a cui poi si è aggiunta una crema spalmabile di frutta secca, a base di anacardi, nocciole, mandorle e pinoli. In tre anni il progetto Rifrutta ha recuperato oltre una tonnellata di frutta, trasformata poi in oltre 7mila vasetti di prodotti donati in esclusiva alla Fondazione Banco Alimentare Emilia Romagna Onlus e a tutti i collaboratori dell’azienda.
La farina ottenuta dagli scarti dei carciofi
Si chiama Karshof ed è una farina perfetta per realizzare pane, pasta e pizza anche gluten free. Ma ciò che la rende unica è il fatto che la si ottiene dagli scarti della trasformazione di carciofo, che rappresentano i 3/4 del peso del prodotto. Un’enorme mole di scarti, soprattutto con Italia, primo produttore mondiale di carciofi. Nel nostro Paese si stima che ogni anno, nel processo di lavorazione dei carciofi, vadano buttate 270mila tonnellate di scarti. Molto ricca di fibre (60%), ottima fonte di proteine vegetali (13%) e antiossidanti, priva di glutine e a basso indice glicemico, Karshof viene prodotta grazie a un processo produttivo brevettato ideato dalla start-up friulana Circular Fiber.