Siamo più ambientalisti e meno tradizionalisti, più “filosofi” e meno carrieristi, più tolleranti e anche più ottimisti. Così ci disegna l’edizione 2021 del Rapporto Coop, lo studio che la catena distributiva realizza ogni anno per “raccontare” come sta cambiando l’Italia. E soprattutto gli italiani. Come? Partendo dalla percezione del presente e dalle aspettative sul futuro, dal parere riguardo i grandi temi etici sociali per arrivare a indagare cosa si mette nel carrello della spesa. E cosa si pensa ci finirà nell’immediato futuro.
Il mondo del food
Limitandoci al mondo del food, da quest’indagine esce un’Italia con il freno a mano tirato: dopo le grandi scorte di cibo fatte durante i lockdown, ora si tende a spendere di meno rispetto al 2020 (ma comunque sempre il 3,4% più che nel 2019). Non è solo il budget destinato all’alimentare a cambiare. Anche la sua composizione è mutata. Ad esempio, tra giugno e luglio i prodotti che hanno registrato la maggior crescita sono stati gli affettati, le birre, il caffè macinato, le ciliegie, i secondi piatti e le specialità di pesce, gli spumanti charmat, lo yogurt greco/skyr e diversi tipi di alcolici. Invece, si è speso meno soprattutto per tonno sottolio, olio extravergine di oliva, latte fresco, gelati in vaschetta, yogurt intero, chewing-gum, verdure in busta e vino comune.
Ma cosa c’è dietro queste scelte?
Ossia, come cambia l’atteggiamento degli italiani verso l’alimentazione e, quindi, la lista della spesa al super? Il Rapporto Coop rivela che, durante la pandemia, oltre un italiano su due ha cambiato le proprie abitudini, soprattutto passando a mangiare in modo più sano ed equilibrato (42%) e poi riducendo od eliminando la carne (26%). Se 29 italiani su 100 si riconoscono nella dieta mediterranea, un altro 18% non vuole essere rinchiuso in uno stile alimentare e la maggioranza (53%) ha adottato una dieta attenta alla sostenibilità e alla salute, ad esempio preferendo i cibi biologici, gli alimenti che hanno meno impatto sui cambiamenti climatici, eliminando i carboidrati o aumentando le proteine, diventano vegetariani o vegani. Risultato: l’88% degli italiani decide quali cibi e bevande comprare anche valutandone la sostenibilità, in termini di metodi di produzione, origine e filiera, tipo di confezione e rispetto dei principi di responsabilità etica e sociale. E questa sensibilità per l’ambiente porta 33 milioni di italiani a dire che, entro il 2030, saranno pronti a cambiare menu, accettando gli alimenti vegetali che “mimano” la carne, quelli a base di alghe o di farina di insetti o di semi proteici e anche la carne coltivata in laboratorio.
Ma su questo approccio virtuoso c’è un’ombra: è quella del costo di una dieta sostenibile. Oltre la metà degli intervistati non vuole spendere di più per comprare un prodotto “green” mentre l’aumento dei prezzi sembra inevitabile, visti gli importanti rincari delle materie prime alimentari che le catene distributive non sono in grado di assorbire. Insomma, il tema del costo del cibo è davvero caldo. E lo sarà sempre di più nei prossimi mesi. Infatti, se nel 2021 già 27 milioni di italiani hanno dovuto fare delle rinunce economiche per fare quadrare il bilancio domestico, sono 5 milioni quelli che temono di dover affrontare nei prossimi mesi degli ulteriori sacrifici sul fronte della spesa alimentare. Il piatto piange?
settembre 2021
Manuela Soressi