C’è sempre un posto preferito dove mangiare un gelato: un chiosco, un carretto, una gelateria. Il mio l’ho smarrito. Scherzo, oggi so benissimo dove gustare un cono o una coppetta superlativi, ma non posso più assaporare il gelato di “ieri”, quello che ogni anno per diverse estati ho mangiato avidamente sulla via delle vacanze. Diretto a San Sicario Torinese, oggi nota località sciistica, ieri un piccolo borgo di montagna, mio padre prima di affrontare i tornanti che portavano al Sestriere e poi ancora più su, faceva tappa a Pinerolo. Dopo aver parcheggiato in una grande piazza, invitava me e mia madre ad aspettarlo in macchina (non ho mai capito perché) e tornava poco dopo con il cono più grande, goloso e cremoso che io ricordi. Non ho mai più assaggiato niente di così buono, o almeno credo, perché tutti i ricordi si amplificano con il tempo. Sono tornata a Pinerolo lo scorso autunno, dopo circa cinquant’anni, e ho provato a cercare la grande piazza dei miei ricordi, ma mi sono accorta che non avevo alcun punto di riferimento e che l’immagine impressa nella mia memoria era diversa dalla realtà. Chi sarà stato il gelataio? In realtà non l’ho mai conosciuto, poteva essere un ambulante o possedere una bella gelateria, ma per me era sicuramente il più bravo. In ogni luogo c’è sempre qualcuno che ha una marcia in più. Come il pasticciere di Pizzo Calabro, Giuseppe di Maria, che inventò il “tartufo gelato” sessant’anni fa, o come Girolamo Caito di Marsala, conosciuto come “zi Mummino”, che negli anni ’40 divenne gelataio aprendo la “Casa del freddo” poi “Gelo bar” e “Bar moka”. Per battere la concorrenza inventò il “cono imperiale”, ricoperto di cioccolata fondente, la “bomba gelato”, ossia tre strati di pan di Spagna alternati a due di gelato, la “bananetta” di forma e gusto come l’omonimo frutto in versione da passeggio con lo stecco, la “fetta moka” e poi l’ultima invenzione, prima di chiudere bottega negli anni’80: un semifreddo di panna montata e meringa al gusto cioccolato o caffè con all’esterno una morbida crema al cioccolato. Alla storia invece è passata la bottega di Vito Pinto, famoso gelatiere dei Borbone, a Napoli, dove quotidianamente si fermava Giacomo Leopardi, ghiottissimo di gelati, che l’immortalò in un suo sonetto.
In questo numero:
COZZE E VONGOLE le conchiglie più amate in nuove interpretazioni
CAPONATE una storia antica dal gusto agrodolce
FILETTO perfetto con salse sfiziose
INSALATE DI PASTA golose e mai banali
TORTE PAESANE rustiche con un cuore di frutta
Il numero di agosto sarà in edicola dal 20 luglio.