Ci sono piccoli borghi in Italia che rimangono fuori dalle rotte più turistiche, un po’ per posizione, un po’ perché non ci sono testimonianze storiche di grande richiamo, ma non è detto che non riservino piacevoli sorprese. È il caso del grazioso borgo di Castiglione in Teverina che, dal colle sul quale è situato (a soli 20 minuti da Orvieto e 40 da Viterbo), domina l’alta valle del Tevere e racconta, con il suo centro medioevale e la rocca dei Monaldeschi, una storia travagliata che l’ha visto conteso per anni nella guerra tra potenti famiglie, papato e impero. L’ho visitato ai primi di maggio, scoprendo una zona, quella dell’Alta Tuscia viterbese, che mi ha sorpreso per la bellezza lussureggiante e selvaggia, ricca di corsi d’acqua e laghi.
Mi sono bastati pochi passi nel centro storico per avere un assaggio, in tutti i sensi, del territorio. L’affaccio da un piccolo belvedere dietro il campanile della chiesa mi ha mostrato la vallata sin quasi a Orte, ai monti Cimini e Amerini, mentre il negozio di Massimo Federici mi ha introdotto alle bontà del territorio. Caciaro da sempre, prima sui mercati e poi in bottega, con una piccola puntata di vita milanese ad affinare l’arte nelle importanti gastronomie, Massimo mi ha offerto una speciale degustazione di pecorini (che insieme alla caciotte di latte misto valgono il viaggio) e mi ha illustrato la varietà di fagioli (vanto della zona) esposta nella sua vetrina. A pochi passi dalla bottega di Massino è stato inaugurato nel 2014 il Museo del vino e delle Scienze agroalimentari, che con i suoi 2000 mq di spazio espositivo è il più grande museo del genere in Europa. Qui mi ha accolto Danila Mele, che con grande passione mi ha fatto visitare i cinque piani di cui 4 sotterranei: una viaggio di ben 27 metri di profondità alla scoperta del vino e della sua storia locale.
Uscendo non passa inosservata un’altra costruzione, quella che dal 2017 ospita la Scuola di Alta Formazione Intrecci, voluta con estremo entusiasmo da Dominga, Enrica e Marta Cotarella che, forti della loro esperienza in campo enologico e aziendale, hanno deciso di rivoluzionare il mondo della ristorazione per ridare al servizio in sala il ruolo importante che gli spetta. Così nel piccolo borgo ogni anno arriveranno ragazzi da tutta Italia per vivere un’esperienza multidisciplinare di dodici mesi dove l’arte dell’ospitalità sarà approfondita in ogni aspetto. Pronti poi a partire per il mondo.
Su Sale&Pepe di ottobre trovi anche
Ceci: antichi legumi che ispirano la cucina contemporanea
Paste e tentacoli, polpi, moscardini e calamari
Nuove bistecche, confetture e torte tutte da scoprire