Bella con l’anima. Si, questa è Procida: un’isola diversa dalle più gettonate Ischia e Capri. Con loro divide l’appartenenza all’arcipelago campano, il sole, il mare, i paesaggi mozzafiato, ma provate a passare per le sue stradine, parlate con i fieri procidani, ascoltate i silenzi o camminate a filo dei muri per ripararvi dal passaggio di auto (comprate a misura di strada) o dei veloci scooter.
Cartina alla mano, percorretela a piedi da un capo all’altro per riconoscere dalla forma delle baie e dei golfi come l’isola sia sorta dall’attività di almeno cinque vulcani che le hanno donato un terreno particolare, perfetto per le mammarelle, i carciofi tondeggianti e senza spine che crescono rigogliosi e un tempo anche per il vino.
Tra limoni, piante e fiori
Oggi gli isolani lo producono in modo amatoriale (si parla di progetti per far rinascere la vitivinicoltura), ma il passato parla chiaro nei nomi delle strade come via Principessa Margherita, già via vigna.
E poi i limoni, ovunque, a perdita d’occhio, di dimensioni diverse sino al gigante limone pane, chiamato così per lo spesso albedo che ricorda la mollica e con il quale si fa un’ineguagliabile insalata di limoni con la sola aggiunta di menta, peperoncino, olio e sale. Passeggiando contate i negozi di fiori e piante, vi stupirete: servono per alimentare gli orti giardino, altra prerogativa di Procida, magnifici spazi, magari a picco sul mare, protetti dalle mura delle abitazioni private. Qui i procidani coltivano le verdure che crescono insieme agli agrumi e ai fiori. Ogni primavera, in determinate giornate, gli isolani li aprono al pubblico curioso dei turisti.
Capitale della cultura 2022
Su quest’isola verace io non ero mai stata, l’avevo lasciata tempo fa sui libri di geografia e li è rimasta sino al 9 aprile di quest’anno quando, grazie a Voiello, main sponsor dell’evento, ho assistito alla cerimonia inaugurale di Procida capitale della cultura 2022. Era impossibile non cogliere quel fermento che accompagna una festa corale, non vedere una comunità coesa: diecimila anime su poco più di quattro chilometri quadrati, nella duplice attività organizzativa del grande evento e quello più intimo della Pasqua, che era a ridosso, con la cerimonia dei Misteri. Da una parte il Presidente Mattarella, dall’altra le anziane signore di Procida nella Chiesa di Santa Maria della Pietà a definire i dettagli della Settimana Santa e a parlare di pastiera.
Procida nel cuore
Ed è proprio con una pastiera e una lingua procidana, un dolce di sfoglia con in mezzo una crema al limone, che sono ripartita da Procida, negli occhi le case colorate di Corricella, l’antico borgo dei pescatori, la zona di Terra Murata, scrigno della storia di Procida e la spiaggia di Cala del Pozzo vecchio dove è stata girata una delle scene più famose del film Il Postino. E mentre trascinavo il mio trolley si è fermato Antonio, conosciuto il giorno prima nel suo negozio di alimentari e mi ha accompagnato all’aliscafo raccontandomi che nel tempo libero, con altri procidani, coltiva terreni incolti e il ricavato serve per comprare giochi per i parchi pubblici. Mi ha chiesto di salutare Marco Ambrosino, procidano e chef del ristorante milanese 28 posti, perché chi è nato sull’isola ed è andato per il mondo ha Procida nel cuore, fiero della propria terra, inclusiva, solidale, identitaria.
Per questo chiudo con il dolce più antico dell’isola, che racchiude nella sua rusticità l’orgoglio, la storia e l’anima dei suoi abitanti: la pietra di Centane, preparato con ingredienti poveri, pensato per figli e mariti che andavano per mare. Un dolce ricordo che doveva durare a lungo.
Ricetta Pietra di Centane
Ingredienti: 1 kg di farina- integrale- 1/2 kg di zucchero- 2 uova- 8 tuorli
– la scorza di 1 limone di Procida grattugiata- 300 g di sugna o 2 bicchieri di olio extravergine d’oliva- 1 pizzico di sale
Procedimento:
1 Versate la farina sul piano di lavoro, create una cavità al centro e disponetevi Io zucchero, la sugna o l’olio, le uova e i tuorli, il sale e la scorza di limone.
2 Mescolate gli ingredienti liquidi incorporando via via la farina, unite 1/2 bicchiere di acqua circa e poi impastate a piene mani solo il tempo necessario a ottenere un composto sodo e omogeneo
3 Sistemate l’impasto in una teglia di 26 cm di diametro unto con la sugna o con l’olio e cuocete in forno caldo a 200° per 1 ora. Il risultato è una sorta di frolla piuttosto compatta. Se si vuole un dolce più morbido si può aggiungere 1 bustina di lievito: in questo caso andrà scelta una teglia di almeno 30 cm di diametro.
Ricetta di Barbara Festa e Gea Palumbo dal libro Procida, gente, culture e cucina, Editore Associazione Villaggio Letterario (villaggioletterario.it)
Laura Maragliano
Maggio 2022