Novità in vista sulle confezioni di pelati, polpe, concentrati e passate: dal 27 agosto entra in vigore l’obbligo di indicare l’origine dei pomodori usati, precisando sia il paese di coltivazione sia quello di trasformazione del pomodoro. La nuova etichetta vige solo in Italia, si applica solamente ai prodotti realizzati o commercializzati nel nostro paese ed è introdotta in via sperimentale per due anni. Dal 2020, infatti, verrà sostituita da un nuovo regolamento europeo.
Cosa sarà indicato in etichetta
A partire dal 25 agosto 2018 tutte le confezioni di derivati del pomodoro che escono dagli stabilimenti conservieri situati in Italia dovranno riportare indicate in etichetta due nuove indicazioni. La prima è il paese di coltivazione del pomodoro, ossia il nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato. La seconda è il paese di trasformazione del pomodoro, ossia la nazione in cui il pomodoro è stato trasformato. Se queste fasi del processo produttivo avvengono nel territorio di più paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le diciture “Paesi Ue”, “Paesi non Ue” o “Paesi Ue e non Ue”. Invece, se tutte le operazioni avvengono in Italia i produttori possono utilizzare la dicitura "Origine del pomodoro: Italia". Le indicazioni sull'origine devono essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili e indelebili.
Dove la troveremo
A dover introdurre la nuova etichetta sono tutti i prodotti composti per almeno il 50% da derivati del pomodoro: quindi sono coinvolte sia le conserve rosse (come pelati, polpe, passate e concentrati di pomodoro) sia i sughi rossi. Finora, invece, quest’obbligo riguardava solo la passata di pomodoro, ossia la conserva rossa più venduta in Italia, per cui l’origine in etichetta era obbligatoria già dal 2008. Non è detto, comunque, che da lunedì 27 agosto tutte le confezioni siano a norma: il provvedimento prevede una fase per l'adeguamento delle aziende al nuovo sistema e lo smaltimento completo delle etichette e confezioni già prodotte e già messe in commercio.
Siamo i primi al mondo
La nuova norma sull’etichettatura di origine coinvolge le migliaia di aziende italiane che, secondo l’associazione di categoria Anicav, trasformano complessivamente 5,2 milioni di tonnellate di pomodori l’anno. Siamo il terzo produttore mondiale di pomodoro dietro Stati Uniti e Cina, e il primo esportatore al mondo di prodotti a base di pomodoro. L’obbligo di indicare l’origine della materia prima e il luogo di lavorazione mette d’accordo tutti, agricoltori e trasformatori: i primi perché vedono riconosciuto il loro lavoro e l’eccellenza riconosciuta del pomodoro coltivato in Italia, i secondi perché vogliono smentire le tante notizie e speculazioni che circolano sulle conserve italiane, accusate di essere prodotte con ingredienti d’importazione, e in particolare con concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina. Però le aziende di trasformazione del pomodoro sottolineano anche che, poiché vale solo per l’Italia, questa norma crea uno squilibrio competitivo con i produttori di altre nazioni e anche coi prodotti made in Italy destinati ai mercati esteri. Per questo ritengono sia necessaria un’omogeneizzazione tra le regole in vigore in Italia e quelle valide in tutta l’Unione Europea.
Manuela Soressi
luglio 2018