Siamo a Genova e nella collina che sale dietro ai capannoni dell’Ikea sta nascendo un gigantesco orto collettivo, non propriamente un orto urbano (trattandosi di una grande distesa ai margini della città) e non solo un esperimento di coltivazione, ma anche sociale, politico e molto altro.
Prima era una boscaglia in stato d’abbandono, oggi è un grande orto un po’ di tutti dove si coltivano finocchi, carote, bietole e spinaci. E il valore aggiunto è costituito dal fatto che nell’ex zona industriale di Campi, a Genova, si lavora in piedi perché l’orto collettivo è terrazzato, e questo consente la partecipazione anche agli anziani che non devono stare chinati. Proprietaria di questa zona rifiorita è una società della famiglia Lavazza, la Jonica Srl., che ha concesso l’area in comodato d’uso gratuito.
I giornali l’hanno battezzato (clicca qui) “il più grande orto collettivo d’Europa” e si tratta di sette ettari di terra indivisa, dove un’associazione di coltivatori e allevatori che comprende oltre 2200 iscritti, la Quattro Valli, organizza il lavoro, mentre centinaia di cittadini fanno gli ortolani e in cambio ricevono parte del raccolto e una moneta virtuale valida in un circuito locale. Le prestazioni vengono infatti ripagate in Šcec, moneta distribuita dall’associazione Arcipelago. Ogni ora di lavoro equivale a 7,5 Šcec (1 Šcec = 1 euro) e si tratta di un buono sconto circolare che vale all’interno della rete di commercianti, produttori, artigiani, professionisti del territorio che aderiscono al sistema, circa 130 attività a Genova. All’inizio ci sono state moltissime adesioni, poi qualcuno ha fatto retromarcia. Oggi il progetto parte con circa 300 volontari (600 braccia da lavoro) tra i quali la maggior parte sono donne tra i 25 e i 40, ma in realtà il popolo genovese è rappresentato in modo capillare: anziani che vogliono mettere il proprio sapere al servizio della comunità, giovanissimi, gente del mestiere, gente che ci crede o che semplicemente vuole mangiare ciò che produce.
E’ stato Andrea Pescino, segretario del Comitato 4valli, a ideare l’Orto Collettivo (clicca qui) e, dopo aver assoldato 120 soci volontari, ha avviato il progetto con molte ambizioni. Ramaglia e fogliame costituiscono il tappeto morbido del terrazzamento e la terra è unica e non divisa in appezzamenti, per cui si lavora tutti insieme appassionatamente e tutti coltivano tutto. Le istruzioni per lavorare il terreno sono particolareggiate e nel manifesto dell’associazione un intero capitolo è dedicato alla modalità esecutiva e agli attrezzi da utilizzare per le diverse lavorazioni. E presto l’Orto Collettivo diventerà un’impresa agricola. Ma giura che manterrà i propri valori.
Emanuela Di Pasqua,
28 aprile 2016
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