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Utopie gastronomiche, ovvero i paesi della cuccagna

News ed EventiPiaceriUtopie gastronomiche, ovvero i paesi della cuccagna

Da secoli, racconti immaginifici di luoghi irreali dove si celebrano improbabili eccessi gastronomici sono presenti nel linguaggio popolare in tutta Europa, a riflettere lo stato di disagio nelle società e un’aspirazione fondamentale a un nutrimento adeguato

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Oggi diremmo, il primo All You Can Eat della Storia. Il Paese di Cuccagna, potente metafora dell’abbondanza, luogo immaginario dove l’ozio e la ghiottoneria sono le principali occupazioni, ha trovato mille rappresentazioni, spesso in forma burlesca, in una serie di società nel corso della sua lunga storia.

«Se viaggi per sette mesi, quattro via mare e tre via terra, arriverai ad un cancello. C’è una guardia a quel cancello, e solo se lo prometti di obbedire alla legge del Paese, ti lascerà passare. Ecco cosa le leggi comandano: devi promettere di non parlare mai di lavoro, ma solo di mangiare, bere, dormire, giocare e ballare. Non devi mai menzionare il parole guerra, lavoro nei campi, tessitura o cucito. Se guardi attentamente, oltre il cancello, leggerai questa scritta: Chi Più Dorme Più Guadagna».

Così recita un beffardo opuscolo napoletano datato 1715, intitolato La piacevole historia di Cvccagna –  ispirato a Historia nuova della città di Cuccagna, scritta da Alessandro da Siena – cantato da un artista di strada, Giovanni il Tranese, una delle tante rielaborazioni di precedenti locandine su questo tema.

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Il Paese della Cuccagna o di Bengodi, è un Eden gastronomico del dolce far niente, una terra mitica di abbondanza dove scorrono fiumi che al biblico “latte e miele” sostituiscono vino, birra, caffè o rum, dove il cibo cade come manna dal cielo, dove il lavoro è bandito e nessuno diventa mai vecchio. Rappresenta uno dei desideri più sentiti, il ritorno alla dimensione terrestre di un Paradiso perduto, ed è presente nel folklore, nell’immaginario e nelle letterature popolari di tutto il Nord-ovest d’Europa – è chiamato Cockaigne o Lubberland nel Regno Unito, Schlaraffenland (Terra di Cuccagna) in Germania, Cocagne/Panigons in Francia, Cucaña in Spagna, Het Luilekkerland (La Terra pigra e gustosa) in Olanda, Oblomovka in Russia e Oleana in Norvegia – ma lo troviamo anche in Africa, America Latina e Medio Oriente.

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A differenza dell’Eden biblico, dove la Natura dona le sue ricchezze con abbondanza e senza fatica, nel Paese di Cuccagna la Natura si rivela iperattiva e… magica: le mucche partoriscono quattro vitelli al giorno, le galline depongono duecento uova, gli asini espellono monete d’oro e, come nella favola omonima del tredicesimo secolo, “le case son fatte di pesci, di salsicce e d’altre cose ghiotte, i campi son recintati con pezzi di carne arrosto e spalle di maiale, le oche grasse si vanno avvolgendo per le vie arrostendosi da se stesse…”, e così via. E la pigrizia diventa legge.

A partire dal Medioevo, esplode l’ossessione del mito del Paese di Cuccagna o di Bengodi: numerose le cartine geografiche immaginarie e le miniature beffarde in cui personaggi strampalati riescono ad avere accesso al paese del abbondanza. Nella sua Historia nuova della città di Cuccagna, Alessandro da Siena – siamo alla fine del Quattrocento – racconta che per raggiungere il Paese di Cuccagna il viaggiatore dovrà navigare per ventotto mesi in mare e poi procedere a terra per altri tre mesi. Un poema francese del XIII secolo intitolato “The Land of Cockaigne” la descrive come un luogo dove “le case erano fatte di zucchero d’orzo e dolci, le strade erano pavimentate con dolci e i negozi fornivano merci per niente”.

Schlaraffenland_6_MURO DI ZUCCHERO

In Italia, i riferimenti al Paese della Cuccagna ricorrono con maggiore frequenza dal Cinquecento al Seicento, cominciando a scemare nel corso del Settecento. Il maggior numero di attestazioni, le più dettagliate, sono però destinate alla pubblica piazza, cosa che suggerisce che la fantasia dell’abbondanza avesse maggior presa su un pubblico popolare.

Paul_Hey_Märchen_Schlaraffenland

Il Paese della Cuccagna appare in gran parte nell’immaginario popolare attraverso generi vernacolari - spettacoli di strada, canzoni dei cantastorie, stampe di volantini e racconti orali, talvolta anche nella letteratura alta. Da un punto di vista sociologico, la continuità della presenza del Paese della Cuccagna nella tradizione orale e popolare sembra documentare la condizione di privazione delle classi inferiori.

A ognuno la sua cuccagna

Le utopie gastronomiche riflettono gusti culturalmente determinati e desideri condivisi: le varianti nordeuropee, per esempio, differiscono da quelle italiane per quanto riguarda l’alimentazione e quindi i cibi utopici. Le Oleana scandinave possono presentare fiumi di panna acida e montagne di porridge, mentre le terre francesi di Panigons hanno alberi di burro, rocce di formaggio fuso e maiali ripieni di castagne.

Niccolò Nelli, The Land of Cockaigne, 1564

Il Paese di Cuccagna in Italia frequentemente riproduce una montagna di formaggio con in cima un calderone traboccante di tortellini, ravioli o maccheroni (foto sopra), fiumi che scorrono con vini pregiati come la Malvasia e carni in grande abbondanza (da notare un elevata frequenza di formaggi e carne nella utopica cornucopia dell'eccesso di cibo, le verdure menzionate raramente).

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In un poemetto del 1844 tratto da una ballata degli emigranti norvegesi, “Oleana” o “Oleanna”, il cantastorie sogna di lasciare la Norvegia per Oleanna, in questo caso l’America, terra utopistica dove «…scorrono latte e miele, le gelate non danneggiano mai i raccolti e le mucche sono grandi come elefanti, il grano e il mais si piantano da soli, poi crescono quattro piedi al giorno (più di un metro, ndr) mentre sul tuo letto ti riposi».

Nel Paese di Bengodi, descritto da Boccaccio nella III novella dell’ottava giornata del Decamerone: «in una contrada che si chiamava Bengodi, nella quale si legano le vigne con le salsicce e avevasi un’oca a denaio e un papero giunta; ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevan che far maccheroni e raviuoli e cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi giù, e chi più ne pigliava più se n’aveva; e ivi presso correva un fiumicel di vernaccia, della migliore che mai si bevve...». Si tratta anche del primo riferimento in stampa al parmigiano, la prima apparizione ufficiale del famoso formaggio - siamo nel XIV secolo.

Het Luilekkerland in Olanda-1761

Nella letteratura e nell’arte

Perfino Alessandro Manzoni  cita ne I promessi sposi: «…Renzo… È pane davvero! — disse ad alta voce; tanta era la sua maraviglia: così lo seminano in questo paese? In quest’anno? e non si scomodano neppure per raccoglierlo, quando cade? che sia il paese di cuccagna questo? ...».

Schlaraffenland_6_MURO DI ZUCCHERO

Nel famoso libro per bambini di Carlo Lorenzini, che si firma Collodi, Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, troviamo la versione infantile della Cuccagna, il miraggio del Paese dei Balocchi “...in mezzo ai continui spassi e agli svariati divertimenti, le ore, i giorni, le settimane passavano come tanti baleni ...una vera cuccagna!”.

Rimanendo nell’ambito delle favole, i Fratelli Grimm, nella fiaba “Das Märchen vom Schlaraffenland” (Il Paese della Cuccagna), raccontano che c’era un “tiglio bello e grande su cui crescevano le focacce calde… un campo tutto arato senza buoi né cavalli ... e un dolce miele colava con acqua da una profonda valle su per un alto monte”.

Pieter_Bruegel_(1525-1569)_Das_Schlaraffenland

Anche l’arte fa la sua parte nell’immortalare l’utopia gastronomica e dell’ozio, con il famoso dipinto intitolato Paese della cuccagna, di Pieter Bruegel il Vecchio, 1567 (foto sopra, particolare) dove appare anche l’Albero della Cuccagna, protagonista anche dell’intenso dipinto di Francisco de Goya, La cucaña, 1818 (foto sotto).

L’albero della cuccagna

La_cucaña,_Francisco_de_Goya

Compare in varie stampe e incisioni nel XVI secolo, un palo alto fornito di ogni ben di Dio: l’iconografia è spesso umoristica, e tra i beni posti sulla sommità ci sono sì le specialità gastronomiche, ma anche corone reali, strumenti musicali, perfino cariche politiche.

La_cucaña_política

L’albero della cuccagna –oggi un gioco della tradizione popolare e uno sport, ufficialmente riconosciuto dal Coni – sembra essere quanto resta dell'arcaico albero sacro di maggio. Presente nelle feste e sagre di paese, mette generi alimentari – prosciutti, dolci e leccornie – ma anche coppe e premi a disposizione di chi scalerà il palo coperto di grasso o sapone, alla ricerca dell’abbondanza promessa.

Francesca Tagliabue
maggio 2024

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