A’ muntagna, Mongibello, Etna. Chiamatela come volete, ma “lei” (a Catania e dintorni, si è tranchant sul genere, rigorosamente femminile, del vulcano) rimane unforgettable (indimenticabile) come l’ha definita il New York Times.
Ma se negli USA è scoppiato il volcano tourism, il fenomeno non si ferma nel Nuovo Mondo: l’Etna ha schiere di ammiratori e aficionados anche da noi, pronti ad arrampicarsi sulla strada che porta ai suoi crateri, a fare trekking sui sentieri tagliati tra le colate laviche, a sciare (sciare!!!) sui trenta chilometri di piste di Linguaglossa e Nicolosi. Ma quella che sale fino alla vetta dell’Etna è anche una strada dei sensi, che si fa largo tra fiumi solidificati di lava nera e regala viste incredibili sul vulcano e sul mare, su coltivazioni e vallate profondissime, su paesi color pastello e borghi costruiti con massi di pietra lavica, sulle masserie e sulle file interminabili di muretti a secco, neri di lava anche loro.
E se gli occhi vogliono la loro parte, sulle strade dell’Etna c’è posto anche per il gusto. I viaggiatori per gola, ai piedi del vulcano trovano un piccolo paradiso disseminato di ghiottonerie, eccellenze gastronomiche, prodotti unici.
Quali? Si parte dalla Arancia rossa di Sicilia per passare al pistacchio verde di Bronte, all'olio extravergine di oliva Monte Etna e al fico d'India dell’Etna, al pecorino siciliano, alla ciliegia e al miele di castagno. Per non parlare del vino. Facile, quindi, imbattersi nei paesi toccati
dalla ultracentenaria ferrovia CircumEtnea (quella che corre ai piedi della muntagna) in aziende, cantine, distillerie, oleifici che lavorano e trasformano materie prime da sballo.
Ecco, per esempio, ad Aci Sant’Antonio (Ct) 3330: hand made in Sicily, recita il logo aziendale. Dai frutti etnei si ricavano marmellate, confetture e gelatine di arance amare e bergamotti, fichi e mandarini, uva zibibbo e pere. Tutte preparate, rigorosamente, sotto il vulcano.
A Randazzo c’è Casa Merlino: dagli uliveti a perdita d’occhio della proprietà nasce un olio EVO blend delle migliori cultivar locali (Nocellara dell’Etna e Randazzese) ma nel piccolo shop aziendale, oltre all’extravergine di casa, si trova anche una piccola ma esaustiva selezione di produzioni locali dai mieli (castagno, sulla, zagara) alle paste di grano duro ai pistacchi.
Imperdibile, poi, Indigeno, ambrato, aromatico, alcolico. Un amaro (ma forse è riduttivo definirlo così) che ha dentro l’anima intensa dell’isola con le sue note di melagrana che vengono esaltate dai sentori della carruba e dalla scorza d’arancia dolce.
Dulcis in fundo, arriva l’oro verde dell’Etna, il pistacchio, che a Bronte in Bio Sfera trova il suo regno: la cooperativa di produttori di pistacchio biologico oggi propone oltre a frutti torroni, croccanti e cioccolato al pistacchio anche i prodotti di bioagricoltori dell’Etna: olio, mandorle e pasta di grani antichi.
di Enrico Saravalle
gennaio 2020
photo credits: Laura Spinelli