L'abitudine di preparare tisane risale alla notte dei tempi, sin da quando nell'antichità si usavano le piante e le loro virtù benefiche come cura e medicamento per certi malanni. Anche se piace pensare alla parola "tisana" come qualcosa che contiene al suo interno un messaggio ben preciso "ti-sana!", l'origine etimologica arriva dal sostantivo greco ptisàne, che vuol dire "tritato, pestato". E fa riferimento alle piante (foglie, cortecce, radici, fiori) e alle spezie che vanno sminuzzati prima di essere infusi nell'acqua. Solitamente si consumano sia per regalarsi quel momento confortante che solo una bevanda calda ti può dare (con tutto il rito che comprende la scelta aromatica e la preparazione), sia per ricevere un particolare beneficio per l'organismo che ogni tipo di pianta o di mix può assicurare. Il processo di infusione in acqua bollente non solo fa in modo che gli ingredienti sprigionino i loro inconfondibili aromi e sapori, ma anche che gli elementi naturali contenuti rilascino il proprio potere curativo o emolliente, balsamico o calmante, digestivo o altro a seconda delle indicazioni.
In tutti i casi, per gustare una tisana serve una tisaniera. E oggi se ne trovano di diversi modelli: dalla tazza usata per preparare un infuso in porzione individuale alla teiera in vetro o in ceramica o comunque un materiale abbastanza spesso che permetta di mantenere il calore durante il tempo di infusione. La tisaniera ha sempre un manico per non scottarsi, un coperchio per non disperdere aromi e profumi e un infusore retinato. L'antenata della tazza da tisana si trova scartabellando vecchi libri sull'arte della tavola e della ceramica, come per esempio L'amico della ceramica di Giorgio Batini del 1974 che parla della tisanière, apparsa nella prima metà del Settecento, composta da più pezzi ceramici con la quale far evaporare un infuso allo scopo di profumare la camera da letto. La tazza individuale e monoporzione discende da questa antica usanza, prendendo il nome di "tazza della buonanotte": un recipiente con scaldino (di gran moda tra fine Settecento e inizio Ottocento) da tenere accanto al letto, ideato per poter disporre, nelle ore notturne, di un recipiente dove mantenere in caldo un infuso con fiori di verbena, di tiglio, di menta o altre piante officinali profumate da sorseggiare a piacere. La rivoluzione nel mondo degli infusi è avvenuta poi con l'invenzione della tisaniera a stantuffo, la cosiddetta french press, brevettata dall'italiano Attilio Calimani nel 1929 e prodotta in massa, diversi anni dopo, dall'azienda danese Bodum. La sua forma è semplice come quella di una piccola caraffa e richiede un leggero movimento per spingere la leva verso il basso affinché il filtro a rete filtri le foglie o i fiori. La tisaniera, in ogni sua forma, è una piccola macchina magica che compie l'alchimia più semplice: trasforma fiori o foglie essiccate in una bevanda profumata, avvolgente e benefica. Oggi il design e l'utilizzo di materiali leggeri e forme eleganti la rende un oggetto capace di esaltare con bellezza e originalità il momento già speciale e confortevole di una pausa calda, durante il quale sorbire con lentezza sorsi di un antico piacere.
Martina Liverani,
novembre 2023