Sulla tavola dei re
C’è stato un tempo in cui queste torte dal cuore tenero, protetto da uno scrigno di pasta dorata, e dal sapore deciso sono state protagoniste sulle tavole dei re. Certo, forse erano troppo elaborate per i nostri gusti, come quella preparata per l’incoronazione di Enrico IV nel 1429: un enorme pie, il “Partryche and Peacock enhackyll“, che comprendeva un intero pavone cotto, completo di penne, piume e coda.
Il pie di oggi
Oggi sapori e abitudini sono cambiati.
Il pie, nella sua forma più elementare, è sempre cucinato in un contenitore nel forno. Fondamentale la pasta (brisée o sfoglia) che avvolge completamente il ripieno, dolce o salato, oppure lo ricopre o ne costituisce solo la base. Dalla tradizione culinaria anglosassone, nel loro avventuroso itinerario gastronomico, i pie hanno colonizzato gli Stati Uniti, diventando la quintessenza del cibo americano. Da nord a sud, da est a ovest hanno conquistato la dignità di piatto principale, da servire in tutte le forme e dimensioni, con farciture all’insegna della creatività e in ogni momento della giornata: dalla prima colazione al pranzo, fino alla cena.
Le categorie
Queste eclettiche torte si dividono in tre categorie. Gli Hand pie sono monoporzioni di forma tonda, a mezzaluna o triangolare perfetti per picnic, buffet e spuntini veloci.
Gli Pot pie si cuociono al forno in apposite cocotte adatte a singole porzioni, con farciture solitamente salate, in crosta oppure sormontate da morbidi purea o da fettine di patata disposte a scaglie.
I Pie dolci hanno un goloso ripieno che sta tra una base di pasta brisée o di biscotti polverizzati e una nuvola di delicata meringa che ne scolpisce la superficie.
Comfort food per eccellenza, il pie è quasi più buono il giorno dopo, anche quando accoglie gli avanzi di pasti luculliani (come il tacchino dopo il Thanksgiving Day). Ma soprattutto è un cibo speciale che attinge a un mondo di emozioni antiche: prepararlo è un atto d’amore, come fare il pane in casa.
Di Monica Pilotto
Settembre 2022