Il rapporto tra le donne e il cioccolato è molto antico. Forse non tutti sanno che la Francia e il mondo occidentale ne verranno conquistati grazie a due regine, Anna e Maria Teresa, pioniere della cioccolata in tazza
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Fin dalle origini del cacao, le donne erano parte integrante della produzione di cioccolato: donne che preparano della cioccolata sono ritratte su un vaso Maya datato circa 750 d.C., originario del Guatemala e oggi nel Princeton University Art Museum (sotto a sinistra) e nel Códice Tudela, riproduzione dall’azteco, datato 1540 (a destra).
I primi europei ad assaggiare il cioccolato, sotto forma di bevanda, furono però uomini: i Conquistadores spagnoli di Hernán Cortés, dopo il loro sbarco nello Yucatan, scoprirono la bevanda, preparata dalle donne in un rito preciso. Anche nei resoconti storici dei missionari spagnoli in Messico (altri uomini), si nota come le donne fossero essenziali per la preparazione di bevande spumose al cioccolato per i nobili e i guerrieri aztechi. Dapprima la nuova bevanda non riscontrò un grande successo, probabilmente per l’amarezza e il gusto insolito, ma una volta che si provò ad addolcirla con lo zucchero, la cioccolata divenne rapidamente di gran moda nelle colonie spagnole, fino ad attraversare l’Oceano e ad arrivare alla corte reale di Spagna nei primi decenni del Cinquecento. Partito in sordina, alla fine del XVI secolo il cioccolato inizia la sua conquista del Vecchio Continente.
In viaggio verso l’Europa Il lungo intervallo temporale (settant'anni) tra il primo incontro europeo con il cacao e la presenza di bevande al cioccolato alla corte del re Filippo II si spiega così: gli ordini monastici, che affiancarono i primi conquistatori, godevano di una rete di contatti clericali che attraversava l'Atlantico fino ad arrivare in Europa.
Gesuiti e domenicani (golosi) furono inizialmente responsabili della prima diffusione del cioccolato nel Vecchio Mondo: i monaci si recavano nel Nuovo Mondo, vi rimanevano abbastanza a lungo da acquisire un gusto per il nuovo prodotto e – una volta tornati in Spagna – lo immettevano nelle loro reti sociali, facendo della bevanda al cioccolato un successo, prima nei vari conventi e tra gli alti prelati, per arrivare poi a Corte. La presenza della cioccolata nella vita monastica continuò almeno fino agli inizi del XIX secolo.
Cioccolata italiana Un trattato medico italiano della metà del 1600 fa riferimento al cacao, ma la prima testimonianza attendibile di cioccolata preparata e bevuta fuori dalla Spagna è alla corte del granduca Cosimo III di Toscana, dove le fave di cacao tostate venivano tritate e infuse con fiori di gelsomino prima di essere macinate con zucchero e vaniglia. Qui sopra, una curiosa lettera scritta nel 1693 a un cardinale italiano del tempo dove la scrivente fiorentina chiede a Monsignore qualche ricetta “delle migliori” per fare la cioccolata, possibilmente “senza vianiglia” (dall’Archivio privato della famiglia Montemagni di Pistoia).
Due regine cioccolato-dipendenti Quando nel 1615 la principessa spagnola Anna d’Asburgo (foto sotto) – figlia del re Filippo III di Spagna – diventò moglie di Luigi XIII, arrivata alla corte francese non volle rinunciare alla bevanda preferita: fu così che l’aristocrazia francese incontrò ufficialmente la cioccolata. La moda di bere e offrire chicchere di cioccolata continuò a Versailles quando il figlio di Anna d’Austria, Luigi XIV, sposò l'Infanta spagnola: Maria Teresa, anch’essa estimatrice della cioccolata, ne portò alla corte del Re Sole un ampio seguito di bevitori abituali, e l’usanza e l’apprezzamento crebbero anche durante il regno del monarca successivo.
L’abitudine di bere cioccolata, servita nei salotti in delicate e raffinate porcellane, conquistò l’alta società̀ d’Europa, diventando uno status symbol. Va notato l'aspetto sociale della cioccolata che, a quel tempo, veniva spesso consumata in compagnia, nei banchetti e in altre funzioni sociali, permettendo a chi ospitava di mostrare la loro raffinatezza e prestigio.
Molti dipinti dell'epoca ritraggono donne che bevono cioccolata e rivelano quanto questa era parte cruciale dello stile di vita della nobiltà femminile e, curiosamente, evidenziano una componente di genere nel consumo di cioccolata nella Francia del tempo. Questa abitudine elegante fu immortalata da grandi artisti come Renoir, che firmò ben tre dipinti con una donna che beve una tazza di cioccolata (La Tasse de chocolat, 1878 – nella foto sotto; Femme prenant du chocolat, 1912; La Tasse de chocolat,1914) e Henri Matisse, che ritrasse un’amata chocolatière in diversi dipinti.
Donne e cioccolata La popolarità del cioccolato tra le donne aristocratiche francesi può quindi essere attribuita ad Anna d’Asburgo prima e a Maria Teresa di Spagna poi. Entrambe le regine erano amanti della profumata bevanda e, arrivate in Francia, incoraggiarono e ispiraronole donne dell'aristocrazia a gustare la cioccolata. Inoltre, all'epoca alle donne d’alto bordo non era permesso consumare cioccolata in pubblico. Pertanto, le regine e le loro dame di corte la bevevano spesso in privato e di nascosto.
Nella storia moderna, le donne sono state strettamente associate al cioccolato, soprattutto perché lo amano (foto sopra, Albert Gebhard, Chocolate Girl, 1890 circa). Sull'argomento donne e ciocco-filia sono stati scritti libri e articoli, sondaggi hanno dimostrato che il cioccolato è il cibo più desiderato dalle donne occidentali e ricercatori hanno scoperto che comfort food come il cioccolato innescano la produzione di serotonina, ormone in grado di influenzare positivamente il tono dell'umore. Cosa aspettiamo?