La moka è con tutta probabilità l'oggetto di design più presente nelle cucine degli italiani e non solo, si trova esposta anche al MOMA di New York.
Le origini
Quella che conosciamo oggi, fatta in alluminio e con la base ottagonale, fu inventata da Alfonso Bialetti nel 1933. La sua azienda aveva sede a Crusinallo, in Piemonte, e si occupava di produzione di semilavorati in alluminio. Negli anni del ventennio fascista e dei futuristi, l'alluminio era il materiale simbolo e il caffè il rito più amato dagli italiani che amavano consumarlo al bar. Anche se poter preparare il caffè a casa era, in effetti, un'esigenza sentita.
L'intuizione della moka nacque al signor Bialetti, osservando la moglie fare il bucato con una lisciveuse, pentolona munita di tubo con la parte alta forata. La signora Bialetti metteva il bucato nel pentolone con acqua e sapone; man mano che procedeva l'ebollizione, l'acqua veniva spinta sul tubo e riscendeva dai fori, sciogliendo e spargendo bene la liscivia sul bucato.
Così la storia della moka si intreccia a quella dell'Italia del secolo scorso e, anche se oggi ne esistono di varie forme, dimensioni e materiali, la Moka Express Bialetti (che si chiama così per via della città di Mokha, nello Yemen, una delle zone più vocate per la produzione del caffè) è sempre la stessa di quasi novant'anni fa.
La cuccumella napoletana
Fino ad allora il caffè si preparava con la famosa cuccumella napoletana. Inventata nel 1819, è dotata di due serbatoi e di un filtro che contiene la preziosa polvere di caffè, basta capovolgerla così che l'acqua bollente passi da un serbatoio all'altro, attraversando il filtro e portando con sé tutto il gusto e l'aroma dell'intensa bevanda.
La napoletana all'epoca era così famosa da calcare le scene: nel 1931, fa la sua comparsa nell'opera teatrale Natale in casa Cupiello, scritta da Eduardo de Filippo. E, anche se nei decenni successivi è stata soppiantata dalla moka, oggi la si trova ancora in funzione nelle cucine di tanti coffee lovers.
La moka: come utilizzarla al meglio
Dopo Bialetti sono state tante le aziende che si applicate nella ridefinizione dei canoni della caffettiera. Tra queste c'è sicuramente Alessi. Mentre Lavazza dà vita a una delle caffettiere più popolari: la Carmencita disegnata da Marco Zanuso nel 1979 e ispirata all'omonimo personaggio ideato da Armando Testa per la pubblicità del caffè. "A riempire una stanza basta una caffettiera sul fuoco", scrive Erri de Luca, perché il profumo e l'inconfondibile rumore che emana sono simbolo stesso di casa.
Ma gli esperti avvertono: uno degli errori più comuni nel preparare il caffè con la moka è lasciare che l'estrazione perduri troppo a lungo. Il cosiddetto "effetto stromboliano", che genera il tipico borbottio, tecnicamente invece può abbassare la qualità del caffè. Bisogna spegnere la caffettiera prima che inizi a borbottare, per ridurre l'impatto che l'acqua troppo calda può avere sulla polvere, causando un sapore di bruciato. Meglio tenere il coperchio della moka aperto per seguire il flusso di estrazione e rimuovere la caffettiera dal fuoco prima che inizi il gorgoglio. Anche se questo significa rinunciare a un suono familiare e invitante.
Di Martina Liverani
settembre 2022