Niente vino ma weiss, saison e strong ale con il top della nostra arte casearia
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Che sia un Chianti, un Fiano, un Franciacorta o un Passito, ai formaggi siamo soliti abbinare un vino. Ogni prodotto caseario ha il suo, naturalmente, e tutto cambia passando da un fresco a uno stagionato fino a un erborinato, ma sempre dall'uva si parte. In questi ultimi anni, invece, con garbo ma con determinazione, al fianco dei latticini s'è accostata una nuova compagna di strada: la birra.
Birra, mai amata come ora Nel nostro Paese la bevanda non è mai stata amata come ora: a ventisei anni dalla nascita del movimento della birra artigianale italiana - nel 1996 sorgevano i primi home-brewer - la storia d'amore tra i malti e il Buon Paese è in piena luna di miele. Beviamo trenta litri di birra all'anno a testa: poca cosa rispetto ai tedeschi, ma noi ci concentriamo soprattutto sulla qualità. La birra artigianale ormai si trova financo nelle carte dei grandi ristoranti, accostata a primi, carni, pesci e, ora, formaggi.
Ad ogni formaggio la sua birra Il fenomeno sta diventando così consistente che l'Afidop - l'associazione che riunisce i produttori di formaggi Dop e Igp - ha stilato un prezioso vademecum per dare a ogni forma la sua schiuma: si va così dalla A di Asiago (da abbinare a una Bock a bassa fermentazione, densa e maltata) alla V di Valtellina Casera (da assaggiare con una lLmbic a fermentazione spontanea, rifermentata in botte). Tra la A e la V, ventitré matrimoni per ogni occasione: il Castelmagno con una Trappista, la Fontina con una Strong Ale, il Parmigiano con una Barley Wine e via così.
L’artigianale italiana E se è vero che di Weiss o di Saison se ne possono trovare tipi assai diversi, per sfumature, storia e qualità, val la pena di provarne le versioni artigianali italiane: nel mondo della birra lo Stivale è arrivato per ultimo ma, come si suol dire, talvolta gli ultimi sono i primi.