All’anagrafe si chiama Rachycentron Canadum, ma per tutti è semplicemente il cobia. Ed è così che lo trovi indicato nelle pescherie di tutta Italia dove questo pesce caraibico è sempre più diffuso. E anche nei ristoranti più chic, dove è molto apprezzato per le sue carni bianche, morbide (ma compatte), e molto gustose. Per completare i suoi plus, c’è poi il contenuto di Omega 3, quattro volte superiore rispetto al salmone, e il fatto che proviene dalle acque pulite dell’Atlantico e quindi non è soggetto al “fermo pesca” che sta permettendo il ripopolamento del mare Mediterraneo. Serve altro per farti venire voglia di assaggiarlo?
Da allevamenti sostenibili
Il giornale inglese “The Indipendent” l’ha definito il “pesce del futuro” perché ha carni buone e di qualità, può essere allevato tutto l’anno e cresce tre volte più in fretta del salmone. E così, coniugando qualità, volumi e sostenibilità, nel giro di pochi anni il cobia ha conquistato mezzo mondo e ora è pronto a conquistare anche il palato degli italiani. La storia dell’allevamento del cobia comincia con uno studio dell’università di Miami che ha individuato il tratto di oceano Atlantico in cui posizionare le stazioni marine per l’allevamento. Ad avviare quest’innovativo impianto integrato è stata la Open Blue Cobia, che ha messo gli allevamenti in profondità (75 metri sotto il livello dell’acqua) e in mare aperto (a 15 km al largo di Panama), nelle acque pulite e sempre in movimento dell’Atlantico. Così ha eliminato il rischio di accumulo di metalli e composti dannosi per l’uomo. È un sistema di acquacoltura etico e sicuro, che ha ottenuto la certificazione “Friend of the Sea”, dove i pesci non soffrono di stress, perché hanno buoni spazi di movimento e dove vengono nutriti con lo stesso tipo di alimentazione che li caratterizza naturalmente, ossia con un mangime composto da farina di pesce, olio di pesce, proteine vegetali, vitamine e minerali. Banditi ormoni, coloranti, pesticidi, ingredienti Ogm e altri contaminanti dannosi.
Controllato, in tutto e per tutto
Il valore aggiunto di Open Blu Cobia è che garantisce un controllo totale “dall'embrione alla tavola”: il pesce deriva da colture di embrioni, cresce in un ambiente pulito e privo di parassiti vivi, e viene lavorato e porzionato in azienda e poi mantenuto nella catena del freddo (fino a -35°C). Ha una shelf-life di circa 20 giorni e viene venduto sia fresco che congelato. Tutto questo ne garantisce la qualità di un pesce appena pescato. Di recente, poi, questi allevamenti sono stati dotati di un impianto di refrigerazione criogenica di ultima generazione, integrato con un innovativo sistema di porzionatura e refrigerazione, che consente ai clienti dell’azienda di ordinare direttamente il cobia nelle pezzature preferite. E di riceverlo “tailor made”.
Sapore eccellente, facilità in cucina
Morbido e burroso come una ricciola, ma con carni compatte, come tutti i pesci atlantici: il cobia è un pesce premium, dalle carni bianche e dal sapore delicato. Il che lo fa piacere a tutti, bambini compresi. Caratterizzato da filetti di grandi dimensioni, ha il vantaggio di essere semplice da cucinare perché le sue carni rimangono sempre succulente e morbide ed è quasi impossibile che si rovini in cottura diventando stopposo o troppo asciutto. In cucina il cobia è molto versatile: lo si può grigliare o fare al forno, ed è eccellente arrostito, al sale, fritto in tempura e accompagnato da una salsa agrodolce o per il più classico dei fish & chips. Per i più raffinati, il cobia si consuma crudo in ceviche, sashimi, sushi e tartare. Infatti, grazie al modo in cui viene allevato, che azzera la presenza di parassiti dannosi per la salute del consumatore, il cobia ha ottenuto il via libera delle autorità sanitarie per il consumo a crudo.
Manuela Soressi
agosto 2018