Simbolo di qualità e tradizione. Il nuovo marchio territoriale punta su biodiversità, sostenibilità e innovazione per valorizzare l'eccellenza umbra
La presentazione dell’olio extravergine di oliva DOP Umbria en primeur, avvenuta a Spoleto il 20 e 21 gennaio 2025 e mediata dal mondo del vino, ha dato valore all’olio rimarcandone l’importanza dell’origine e del fattore umano che sta dentro ogni bottiglia. Del resto se c’è una pianta che concorre più di altre alla costruzione del paesaggio umbro, questa è l’ulivo. Popola quasi ogni collina regalando dolci e rilassanti panorami, magnifici giochi di riflessi argentati. Ne risente positivamente anche la felicità delle tavole, imbandite con la salutare spremuta delle drupe, l’olio extravergine di oliva. Oltre 8 milioni di piante assicurano di tramandare l’antica consuetudine, etrusca prima e poi romana, che vede l’Umbria tra i maggiori produttori dello Stivale. Lo stesso Maestro di San Francesco non rimase indifferente alla moltitudine di ulivi quando preparava l’affresco della Predica agli uccelli nella Basilica inferiore disegnando piante rigogliose né potrebbe considerarsi uno sproposito parafrasare la scritta sulla lastra di marmo della fontana accanto al Mascherone di Spoleto bibe viator con oleum bibe viator.
L’olio prodotto sull’intero territorio regionale risulta leggero e gustoso e, a un palato educato, permette di apprezzare un’infinità di profumi e gradazione di sapori. Generalmente rientrano nelle categorie degli oli fruttati con sensazioni di amaro e piccante di varia intensità, in ragione della varietà piantate, tanto che la DOP Umbria si declina in 5 sottozone, sulla base delle varietà prevalenti garantendo un ampio spettro organolettico e di conseguenza un’ampia versatilità in cucina. In comune le cinque sottozone hanno l’acidità massima totale espressa in acido oleico non superiore a grammi 0,65 per 100 grammi di olio e il punteggio minimo al panel test, eseguito da sessioni di esperti, pari a 7. Le condizioni ambientali e di coltura sono rimaste quelle tradizionali. Le operazioni di oleificazione devono essere effettuate nell’ambito dell’area di produzione. L’estrazione è solo a freddo, azione che permette di produrre un olio senza alterare le caratteristiche qualitative del frutto.
Buona parte dei frantoi certificati dalla DOP sono collegati dalla Strada dell’Olio Extravergine d’Oliva che ha portato 600 giovani a ballare in un frantoio e piccoli gruppi a camminare in silenzio lungo i sentieri olivati delle colline umbre. Così che grazie all’olio si scopre anche qualche luogo inconsueto della regione: abbazie, castelli e dimore storiche animandole con voci e idee (stradaoliodopumbria.it).
Inoltre bisogna evidenziare che a novembre del 2024 ha preso il via anche il progetto di realizzazione di un marchio territoriale del comprensorio amerino, narnese e orvietano per valorizzare l’olio extravergine di oliva, frutto di un territorio importante per la biodiversità, ricco di tradizioni legate a questo prodotto. Il marchio intende unire i frantoiani, gli olivicoltori, i produttori agricoli in modo di combinare territorio, arte, storia, tradizioni con l’avanguardia tecnologica e la sostenibilità. Nel regolamento l’olio deve avere parametri chimici e sensoriali più elevati degli standard usuali della DOP. Inoltre ciò che caratterizzerà il marchio come i polifenoli superiori a 270 e un punteggio sensoriale superiore a 8. I frantoi fondatori del Consorzio sono il frantoio Brizi di orvieto, la Cooperativa Coltivatori Diretti di Guardea, il Frantoio Italyheart di Amelia, il Frantoio Perotti di Narni e il Frantoio Ricci di Montecchio che già dalla campagna olearia 2024 hanno prodotto l’olio nel rispetto del disciplinare DOP e del regolamento autoimposto. Aprendo un altro avvincente capitolo che ha come protagonista l’olio umbro.
Riccardo Lagorio,
gennaio 2025