La prima indicazione è quella di non eccedere. Oltre le tre tazzine al giorno, sostengono gli esperti, il caffè può nuocere alla salute. Ma, se il consumo rimane dentro limiti normali, se ne possono ricavare molti benefici che la ricerca scientifica sta studiando da tempo.
Il primo, e anche il più conosciuto, riguarda l’influsso stimolante della caffeina sull’attività cerebrale. Entrando velocemente in circolo nel sangue, la caffeina rende più svegli perché va a contrastare l’adenosina, il neurotrasmettitore che contribuisce a provocare la sensazione di sonnolenza. Inoltre, il caffè stimola positivamente la memoria, l’umore e i tempi di reazione.
Oltre a questo, la caffeina è una delle poche sostanze naturali che aiutano l’organismo a smaltire i grassi; si arriva fino a punte che sfiorano il 30% di lipidi bruciati in persone dal peso normale per arrivare fino al 10% in soggetti con problemi di obesità.
Essendo uno stimolante nervoso e favorendo il metabolismo, la caffeina aiuta anche la produzione di adrenalina nel sangue e si mostra quindi utile quando è necessario produrre uno sforzo fisico improvviso. Tale effetto viene corroborato dal fatto che il componente principale del caffè, liberando le cellule di grasso presenti nell’organismo umano, mette a disposizione un ottimo “carburante” pronto per essere bruciato producendo energia. In tal modo, oltre a sostenere lo sforzo fisico improvviso, diventa anche un buon coadiuvante per quello prolungato.
Ma il caffè contiene altri elementi importanti per il nostro organismo. Rispetto al fabbisogno quotidiano, una tazza fornisce l’11% di vitamina B2, il 6% di vitamina B5, il 3% di potassio e il 2% di vitamina B3. Inoltre fornisce un alto tasso di antiossidanti che proteggono le cellule dall’azione dannosa dei radicali liberi.
Mentre si stanno studiando i possibili effetti nella protezione da malattie neurodegenerative, come il morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson, sono più avanzate le ricerche per quanto riguarda il diabete di tipo 2, che colpisce oltre trecento milioni di persone in tutto il mondo. Secondo il sito Authority Nutrition (clicca qui), combinando i risultati di 18 studi diversi condotti in tutto il mondo su circa 500.000 persone, i consumatori abituali di caffè vedono ridotto tra il 23% e il 50% il rischio di contrarre questa malattia. Recentemente, si è scoperto anche che la caffeina contribuisce alla difesa del fegato dal rischio di cirrosi.
Infine, anche se è confermata la corresponsabilità della caffeina nell’aumento della pressione sanguigna, le ricerche più recenti hanno abbattuto la sua incidenza nel sorgere di malattie cardiache. Anzi, grazie all’azione di pulizia dai grassi che si depositano nell’apparato circolatorio, la caffeina può esercitare un effetto di protezione dal rischio di ictus.
Alessandro Gnocchi
22 giugno 2015