Se la flessione del mercato nel 2013 ha lasciato il segno anche sui consumi di vino con un calo del 6,5% rispetto all'anno precedente, c'è comunque un'azienda italiana che marcia in netta controtendenza: si tratta della Caviro, la cooperativa di Faenza (Ravenna) che dal 1983 produce il Tavernello, il vino in brick. I dati non lasciano margini al dubbio: un fatturato di 327 milioni di euro che corrisponde a un incremento del 15% sul 2012. Ciò è dovuto alla vendita di 173 milioni di litri di vino, per una quota di mercato a valore in Italia del 10,1%. "È stato un anno molto duro" spiega il presidente del consorzio, Carlo Dalmonte nel blog di Fernanda Roggero "visto il forte aumento della materia prima e l'ulteriore calo dei consumi in Italia e in alcuni Paesi esteri".
Vale dunque la pena di capire quali sono le ragioni della diffusione di un prodotto che ormai ha conquistato il consenso di 7 milioni di famiglie italiane. Sicuramente si tratta di una scelta dovuta innanzitutto sul prezzo: un litro di Tavernello (bianco, rosso e rosato) costa circa 1,80 euro; questo fattore è tutt'altro che trascurabile in tempi in cui si guarda con attenzione al conto della spesa.
Ma, oltre che per il prezzo, questo prodotto ha raggiunto una vasta quota di mercato vincendo la naturale diffidenza nei confronti del contenitore con cui è stato sostituito il vetro. In realtà, questa è l'unica grande differenza rispetto al vino venduto in bottiglia. Per il resto, la filiera produttiva è la stessa. Per esempio, anche il Tavernello non viene pastorizzato ma, per mantenere intatte le caratteristiche tipiche della vinificazione, viene microfiltrato al momento del riempimento del contenitore. Il risultato finale è un vino facile da bere, di una gradazione accessibile a qualsiasi consumatore, che dura a lungo in frigorifero ed evita la necessità di smaltire il vetro.
Grazie al consenso dei consumatori, si è costituita in trent'anni una solida realtà industriale che coinvolge 13.500 aziende agricole in tutto il territorio italiano per un totale di 31.000 ettari coltivati a vigneto. Questa solidità ha permesso recentemente a Caviro di espandersi e occuparsi anche di un settore posizionato all'estremo opposto del mercato entrando nel capitale della Gerardo Cesari Spa produttore di vini veneti di fascia alta come l'Amarone Bosan e Jèma Corvina.
Alessandro Gnocchi
12 maggio 2014
Photo credit: pubblicità Tavernello