È uno studio tutto italiano quello che ha permesso di decodificare la base genetica dell’“arabica”, la tipologia di caffè che rappresenta il 70% della produzione mondiale. Un lavoro di squadra, che ha visto all’opera le Università di Padova e di Trieste con l’istituto di Genomica Applicata di Udine, che è stato promosso dai “colossi” Illycaffé e Lavazza e coordinato dal genetista Giorgio Graziosi.
Il sequenziamento del genoma del caffè permetterà di individuare i geni che conferiscono la resistenza delle piante alle malattie e alle infezioni, e di favorirne l’adattabilità alle condizioni climatiche. Sarà utile per migliorare le pratiche agronomiche, incrementando la produzione, ottenendo sincronia nella maturazione dei frutti, aumentando la biodiversità e mitigando gli effetti negativi del riscaldamento globale. L’Italia, universalmente considerata la patria del caffè, porta con questa ricerca un contributo fondamentale a tutto il settore, che complessivamente coinvolge 26 milioni di famiglie solo nei paesi produttori (fonte ICO). Ed è un momento importante per l’amata tazzina.
Negli Stati Uniti, la percentuale di americani che beve caffè tutti i giorni è calata quest’anno al 61%, dal 63% del 2013. In compenso, è aumentato il consumo di caffè “gourmet”, cioè di qualità: dal 31% del 2013 al 34% del 2014; così come quello del cappuccino e di altri “mix” a base di caffè (+5%). Lo studio, condotto dal National Coffee Association of USA’s National Coffee Drinking Trends, evidenzia una tendenza che è mondiale: caffè tutti i giorni (o quasi) purché sia un buon caffè. (Fonte: GENOMA caffè: Illy caffè e Lavazza )
di Barbara Galli
25 marzo 2014
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