Domenica 22 marzo si apre a Verona Vinitaly 2015, la più grande vetrina mondiale legata al mondo dell’enologia. Per il secondo anno consecutivo, un settore fieristico sarà dedicato al settore bio, con il salone VinitalyBio. Se ora lo spazio per i vini biologici è limitato a un piccolo padiglione, fra qualche anno, potrebbe occupare una larga fetta dello spazio espositivo.
Il vino bio in Italia è infatti in fortissima espansione. Le aziende certificate attualmente sono già 44mila, 45mila gli ettari coltivati con l’agricoltura integrata, 350mila gli ettolitri prodotti, 3 miliardi di euro il fatturato. Quello che impressiona, secondo Paolo Carnemolla, presidente di Federbio, e l’aumento dei terreni che stanno per essere convertiti, cioè che stanno passando dalla coltura convenzionale a quella biologica.
Si parla di altri 24mila ettari, quindi con un aumento del 55% della superficie. Saranno operativi fra 2-3 anni e porteranno i terreni biologici a superare il 10% delle aree coltivate a vigneto.
Sempre secondo Paolo Carnemolla, il traino di questa rivoluzione è stato in buona parte determinato dalla domanda di mercato dei Paesi del Nord Europa, che sono molto attenti ai temi ecologici e ambientali.
Comunque, anche se siano il 2° produttore mondiale di vino al mondo, dopo la Francia, nella classifica bio siamo solo al 3° posto, superati, ovviamente, dalla Francia, ma anche dalla Spagna. Per stimolare ancor più la produzione, dovremmo spronare il consumo interno che, pur in leggero aumento, non supera il 6%.
Dove invece siano il fanalino di coda, è nella vendita del vino online.
Nella classifica mondiale dell’e-commerce siamo stabili all’ultimo posto, con una penetrazione dello 0,2%. Una quota quasi inesistente.
È quanto emerge da un recente studio dell’Osservatorio eCommerce Netcomm del Politecnico di Milano. Anche se le vendite online nel settore food&wine stanno facendo registrare tassi di crescita del 30%, noi siamo fermi al palo.
Per avere un’idea di quanto siamo indietro, basta vedere i dati attribuiti ad altri Paesi: il mercato del vino online in Cina è del 27%, in Gran Bretagna del 6,8% e in Francia, nostro diretto “concorrente”, del 5,8%.
È necessario porre subito rimedio. Stare al passo con i tempi, significa non perdere di vista nessun aspetto del settore.
Mauro Cominelli
20 marzo 2015