La tenuta si estende a perdita d'occhio. Abbraccia morbide colline pettinate dai vigneti e dagli uliveti, e si inoltra tra campi di grano ed, per finire in boschi e pascoli, dove crescono suini neri dell'antica razza mora romagnola e si allevano api felici.
Ma è al momento del pranzo, che si apprezzano le "dimensioni" di San Patrignano: quando, in gruppetti o alla spicciolata, arrivano gli oltre 1.300 ospiti di quella che è la più grande comunità per il recupero dalle dipendenze (e la più grande cucina non professionale) d'Europa. Il cibo a San Patrignano è veramente importante: nutre i corpi e, al tempo stesso, alimenta la speranza di una vita nuova. La maggior parte degli ospiti, infatti, è impegnata a curare la terra e a trasformarne i prodotti: è un modo concreto per stare in contatto con la natura e con se stessi. Il ciclo produttivo parte dal mangimificio, dall'allevamento di bovini e suini e dalla coltivazione, operata secondo i principi dell'agricoltura integrata a basso impatto ambientale.
IL LAVORO, UN MOMENTO DI CONDIVISIONE E PRODUTTIVITA
Le materie prime vengono trasformate nei laboratori interni in formaggi, salumi, vino, miele, pasta, piadina e dolci, quindi usati nella cucina della comunità e venduti all'esterno. Oppure sapientemente utilizzati nel ristorante Vite (ristorantevite.it), aperto al pubblico: qui, sotto la guida di chef e di maître d'esperienza, i ragazzi si mettono alla prova ai tavoli e in cucina. D'altra parte la formazione è uno dei pilastri di San Patrignano. Nei quattro anni di permanenza in comunità (limitatissime le visite e relegate alla fine del percorso le poche uscite), imparano una professione. E nel 40% dei casi continuano a farla anche una volta usciti. Il cibo è un veicolo importante di valori. A San Patrignano il rito dei pasti è il momento dell'incontro, della condivisione e anche della memoria, perché si ricorda con un attimo di silenzio Vincenzo Muccioli, che l'ha creata nel 1978. Ed è anche il momento del riposo, in giornate scandite da un'organizzazione perfetta e implacabile, che comprende oltre 40 settori tra attività produttive e formazione. L'ozio e la "disoccupazione" non esistono: tutti hanno un compito e fanno la loro parte nel mandare avanti la comunità, che si prende cura di tutti gratuitamente e che non riceve un euro dallo Stato. Si autofinanzia per il 65% (il restante 35% è frutto di donazioni private, come il "5x1000"). La cooperativa agricola San Patrignano è un'impresa sociale che fa produzioni artigianali, ottenute da una filiera corta e integrata, sostenibile e rispettosa della biodiversità.
SAN PATRIGNANO, BUONO DUE VOLTE
Negli anni le produzioni sono molto cresciute. E non solo in quantità ma anche in qualità, grazie anche all'apporto di molti esperti che sono venuti a insegnare i loro segreti ai ragazzi, come l'enologo Riccardo Cotarella che cura la direzione tecnica dei vini. Così i prodotti di "SanPa" mietono premi e varcano i confini della comunità. Si possono acquistare nella bottega aperta a pochi chilometri dalla comunità (chiamata ironicamente SP.accio) e in alcune catene distributive (Despar, Conad, Carrefour e Iper). Ogni prodotto ha il marchio "SanPatrignano. Buono due volte" e racconta sulle confezione la storia di chi l'ha fatto.
Di Manuela Soressi
Foto di Felice Scoccimarro, ricette dello chef Federico Polito con l'aiuto dei ragazzi del ristorante Vite