Come vi dissetate d'estate? La risposta più semplice è acqua, fresca di fonte o di frigorifero. Per me frizzante, grazie. Il caldo, da sempre, le ha imposto di diventare la base di tante bibite. Basta aggiungervi sciroppo di menta o di cedro oppure l’orzata o il più amarognolo tamarindo, ma anche quel tocco di anice che dà all’acqua quel biancore lattiginoso lievemente azzurrino, consolante e ristoratore.
La mia, da bambina, era frizzante (da bustina) ed era “colorata” dal nonno con un goccio di vino fresco di cantina, con un po’ di succo di limone o con pochissimo aceto. Popolarissime erano anche le limonate, più concentrate al Sud, mentre al Nord si usavano con parsimonia molto diluite e se ne lasciavano macerare in acqua anche le bucce per fornire alla bevanda un più intenso aroma. Con succo e buccia si preparavano sciroppi gradevoli ai quali sopravvive ancora la settentrionale e famosa cedrata, preparata con i frutti del Garda.
Se vi trovate a passare da Catania non mancate di sostare a uno dei chioschi che vi può offrire la bevanda estiva per eccellenza: il seltz limone e sale. Un vero e proprio cult nato agli inizi del ‘900 sembra per sfruttare l’acqua naturalmente effervescente del lago di Naftia (oggi non più visibile), mescolandola agli sciroppi di agrumi. La bevanda ha una versione casalinga: per un bicchiere da bibita occorrono il succo di un limone e mezzo sul quale si versa, dall’alto, tanta acqua fresca frizzante, si mescola con un cucchiaino che poi ancora umido si intinge un attimo nel sale e si rituffa nel bicchiere.
Per combattere la sete c’erano poi rimedi contadini come quello veneto di portare a bollore un litro di vino bianco secco con il succo di 10 limoni e la scorza di 4 e 900 g di zucchero; dopo 15 minuti sul fuoco veniva filtrato, imbottigliato e poi consumato diluito con acqua fresca. O le più semplici bibite marchigiane: l’acquaticcio ottenuto dalla fermentazione delle vinacce torchiate con l’aggiunta di acqua o l’ammezzato ricavato dalla fermentazione di metà vino nuovo e metà acqua. L’acqua che mi disseta ancora oggi è rigorosamente “nature” ma se voglio aggiungere qualcosa ecco cosa mi preparo: uno sciroppo inglese (claret cup) che ricorda la bibita veneta (tutto il mondo è paese), una “eau fraiche” come la chiamano i francesi a base di anguria e un’altra vecchia ricetta siciliana la “pirsicata”. Certa che, come diceva lo scrittore Francois Rabelais “l’appetito vien mangiando… e la sete se ne va bevendo”.
di Laura Maragliano
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GELATI: la base è pronta, il resto è puro piacere
Il numero di settembre sarà in edicola dal 20 agosto 2015.