La pizza napoletana è ufficialmente diventata Patrimonio culturale dell'Umanità UNESCO nel dicembre 2017, in "riconoscimento alla creatività dei pizzaiuoli".
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É ufficiale: la pizza napoletana è candidata ad entrare nel patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Una mossa che vuole prevenire lo “scippo” da parte di altri Paesi, come è accaduto per altre manifestazioni dell’italianità, e assicurare a questo simbolo dell'Italia nel mondo il posto tra le tradizioni riconosciute dall'Organizzazione della Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura come significative nella cultura dell'umanità.
Dalle incisioni rupestri della Val Camonica a Venezia e la sua Laguna, dai centri storici di Roma e Firenze ai trulli pugliesi, dalle isole Eolie Paesaggio vitivinicolo del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato, sono 51 al momento i tesori italiani nella lista dell'UNESCO dei Patrimoni Materiali. Quelli immateriali, invece, si contano sulle dita di una mano.
L'opera lirica, in tutto il mondo simbolo dell'arte italiana sul palcoscenico, nel 2001 è entrata a far parte del patrimonio immateriale dell'umanità dell'UNESCO: candidatura fatta e ottenuta dalla Cina, che ha portato sotto la prestigiosa ala protettrice dell'Organizzazione dell Nazioni Unite la tradizionale opera lirica tibetana, l'opera Kunqu. All'Italia, va detto, lo stesso anno (il primo in cui l'UNESCO ha iniziato a riconoscere i patrimoni immateriali) è stata riconosciuta l'opera dei pupi siciliani.
Nel 2010 sotto il cappello dell'Italia è stata accolta la dieta mediterranea quale stile di vita alimentare, eccellenza dell'umanità. Ma insomma, dato che non si placano i dibatti sull'origine di certi piatti che ci rappresentano nel mondo – come gli spaghetti: inventati dagli italiani, dai cinesi o dagli arabi? - meglio agire per primi e per tempo.
La minaccia all'italianità della pizza arrivava a questo giro dagli Stati Uniti: la petizione per la sua candidatura (leggi qui) - che ha raggiunto oramai oltre 850.000 firme - era stata promossa dell'ex ministro delle Politiche Agricole Alfonso Pecoraro Scanio – che continua la campagna con #PizzaUnesco - ed ha trovato seguito e sostegno nel pubblico.
La notizia è che la candidatura è stata accettata: la pizza quale «Arte dei pizzaiuoli napoletani», “un'arte che ci rappresenta nel mondo”: per questo la Commissione nazionale italiana per l'Unesco su proposta del Ministero dell'Agricoltura e con il sostegno del Ministero degli Esteri, dell'Università, dell'Ambiente, dell'Economia, l'ha candidata all'unanimità, unica candidata italiana a questo giro. Bisognerà aspettare fino all'anno prossimo perchè l'UNESCO, che ha sede a Prigi, la valuti. E solo nel dicembre 2017 si esprimerà in merito: promossa, o bocciata.
«La pizza è diventata talmente un prodotto globale che molti Paesi hanno addirittura dimenticato che sia italiano e napoletano – ha dichiarato il ministro dei Beni culturali e Turismo, Dario Franceschini - Diventare patrimonio dell’umanità non è solo il modo di riconoscere una vera e propria arte ma anche la strada per rivendicare l’italianità della pizza; una grande opportunità».
Il valore della pizza non è solo simbolico-identitario, ma anche economico. Rappresenta un business che si aggira tra i 10 e i 12 miliardi, secondo Confesercenti. Per questo è importante proteggerla dalle contraffazioni. Secondo le stime di Coldiretti, sono almeno 100.000 i lavoratori fissi nel settore della pizza, oltre ai 50 mila che si aggiungono nel fine settimana”.
Per l'Italia, e la Campania in particolare, la pizza all'UNESCO merita di essere trasformata da candidatura in realtà. Usando tutti i mezzi possibili, cornetti napoletani inclusi.
Carola Traverso Saibante
Credits foto: Flickr/Antonio Fucito
7 marzo 2016
(aggiornato ottobre 2018)