La tendenza green si sta allargando a macchia d’olio e non stupisce che siano sempre più i Paesi del mondo, ma anche le singole città, che incoraggiano l’alimentazione plant based. I prodotti a base vegetale sono una realtà che si sta via via affermando ovunque, per assecondare le esigenze di un pubblico sempre più attento. Iniziamo a vederlo nelle nostre città, dai ristoranti agli scaffali del super, fino ai tanti negozi specializzati. Ma in alcune nazioni si è già passati a uno step successivo, con i governi e le istituzioni scesi in campo per progetti di ampio respiro, spesso inseriti in articolati programmi per la transizione ecologica.
È il caso della Danimarca che, come naturale conseguenza dell’Accordo per la trasformazione “verde” dell’agricoltura, stipulato nel 2021, ha lanciato sul finire dello scorso anno il Piano d’azione per la promozione degli alimenti vegetali. Lo scopo ultimo resta ridurre l’impronta climatica e comporta anche importanti sviluppi economici: l’intenzione è infatti non solo di diffondere in Europa e nel resto del mondo la cultura veg, ma anche di esportare i prodotti della filiera danese. Il Ministero dell’agricoltura del paese scandinavo ha quindi messo in campo tutta una serie di iniziative, dal sostegno a coltivatori, aziende e startup alla formazione di cuochi e chef, fino all’educazione nelle scuole. Trovando terreno fertile in una popolazione sempre più orientata, come gran parte del Nord Europa, a uno stile alimentare meno impattante (nella foto di in basso, un buffet green al BaneGarden di Copenaghen, polo ecologico e spazio eventi della capitale danese).
Un impegno analogo è stato preso anche dalla città di Edimburgo (nella foto in basso, l’insegna di Soul Vegan, ristorante di cucina malese), la prima a sottoscrivere il Plant Based Treaty lanciato, sempre nel 2021, durante la Cop26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. In accordo con il trattato, nella capitale scozzese si promuovono diete a base vegetale nelle scuole, negli ospedali, nelle residenze per anziani fino a raggiungere le mense delle istituzioni. Sottolineando i vantaggi non solo per l’ambiente, ma anche per la salute dei consumatori, sempre più numerosi.
Il trend è in ascesa soprattutto tra Millennial e Gen Z, ovvero tra coloro nati dalla metà degli anni Ottanta all’inizio del nuovo Millennio. Così, non stupisce che la rivoluzione green stia prendendo piede anche nelle più grandi università, coinvolgendo studenti, ricercatori e personale. Tra le prime Berlino (nella foto di apertura del post, la vetrina della caffetteria Geh Veg, in basso Misha e Monka, le “guardie del corpo” del locale). La capitale tedesca ha lanciato, ormai tre anni fa, le giornate veg di lunedì e martedì e modificando per il resto della settimana i menu delle mense, arrivando a servire quasi il 70 per cento di preparazioni plant based.
L’ultima in ordine di tempo è l’antica Cambridge (ispirata anche dalla “sorella” Oxford), dove gli studenti sono stati invitati a votare la sterzata vegetale: un plebiscito di adesioni alla campagna Plant Based Universities che ha interessato non solo i servizi di ristorazione interni al campus, ma anche caffè, fast food e altri locali frequentati dai giovani.
Ormai, nelle grandi e piccole città turisti e local veg oriented hanno sempre più possibilità di gustare la loro cucina preferita declinata in tutte le versioni possibili, dal fast food al gourmet. Londra, con i suoi quasi 200 ristoranti vegani e almeno 80 botteghe specializzate, è stata eletta dal sito di viaggi green Loveholidays come città più “plant based friendly”. Mentre tra le destinazioni europee più amate dal popolo green c’è, ormai da diversi anni, Gand (o Ghent), la città fiamminga che ormai un decennio fa ha lanciato il Veggie Day, il giovedì senza carne né pesce, diventando meta prediletta di un turismo sensibile a temi come sostenibilità e benessere animale.
Non dobbiamo dimenticare, infatti, che tra le motivazione delle scelte personali, oltre ad ambiente e salute, molto spesso c’è anche l’amore per gli animali. È di questi giorni la notizia che la Corea del Sud ha finalmente approvato la legge che vieta il consumo di carne di cane: una consuetudine ai nostri occhi barbara, ma fino a oggi una tradizione difficile da sradicare. Nel paese del kimchi, il piatto nazionale a base di cavolo fermentato, il cambio di rotta è favorito dalle nuove generazioni, orientate alla riscoperta dei tanti piatti a base di ortaggi e legumi e delle antiche ricette dei templi buddisti. Grazie anche al lavoro di divulgatori come Joanne Lee Molinaro, seguitissima blogger americana, ma di famiglia coreana, che ha di recente pubblicato The Korean Vegan Cookbook raccogliendo ricordi e piatti di famiglia e creandone di nuovi al motto: “I veganize korean food. I koreanize everything else”. Ovvero: veganizzo il cibo coreano, “coreanizzo” qualunque altra cosa. Un successo planetario per l’autrice che auspica una decisa svolta green per il suo Paese di origine.
Viaggiando verso Est, il paradiso dei vegetariani resta l’India, dove questo stile di alimentazione è nato ed è tuttora seguito da milioni di persone. La zona più vocata è a Sud del Paese, in particolare nella città di Chennai (chiamata in passato Madras) dove gustare specialità a base di riso, verdure, immancabili curry, latte di cocco. Sapori analoghi a quelli della cucina green thailandese. Qui il centro di riferimento è Chang Mai, città che ospita un’ottantina di ristoranti veg e anche nei locali “onnivori” offre diverse alternative senza carne né pesce.
Negli States la “bandiera verde” spetta a Portland, in Oregon, città-giardino salutista in cui ha sede il primo Vegan mini mall (centro commerciale) del mondo. Ma tutte le grandi città americane, da una costa all’altra, vivono lo stesso fermento. A New York Mattew Kinney, guru della cucina veg, ha aperto Double Zero, pizzeria plant based dove gustare dalla Margherita con “mozzarella” di anacardi alla Spicy Arrabbiata con salsa “marinara” (pomodoro, aglio e cipolla), cavolfiore e “bacon” di funghi. Mentre a Los Angeles la pop star Billie Eilish, insieme al fratello Finneas O’Connell e al ristoratore californiano Nic Adler, sta per inaugurare un locale dal concept insolito che sposa il cibo vegan alla nostra cucina italiana.
Perché possiamo partire dallo Stivale e girare tutto il mondo per trovare cibo plant based. Ma poi, ci basterà tornare a casa per tuffare il cucchiaio in una scodella di pasta e fagioli, arrotolare una forchettata di spaghetti al pomodoro, addentare pane e panelle (foto in basso), per riscoprire come è facile mangiare green anche nella cara, vecchia Italia.
Francesca Romana Mezzadri
Gennaio 2024