Il caffè potrebbe dare sprint alle auto, oltre che ai loro conducenti. È quanto emerge da uno studio del "Centre for Sustainable Chemical Technologies" dell'Università inglese di Bath e pubblicato dalla rivista "ACS Journal Energy&Fuel".
Gli esperimenti sono stati condotti sui fondi caffè e sugli scarti delle piantagioni da cui è stato ottenuto carburante biodisel. Passata in uno speciale solvente organico, la materia prima rilascia una sostanza oleosa che, opportunamente lavorata, diventa utilizzabile come carburante.
A questo punto, l'interesse dell'industria è puntato sull'effettiva resa di questa scoperta per capirne la possibilità di un utilizzo commerciale. Sulla base dei dati raccolti, il dottor Chris Chuck, uno dei responsabili del gruppo di ricerca dell'Università di Bath, spiega: "Ogni anno, nel mondo, si producono circa otto milioni di tonnellate di caffè. E i fondi di caffè contengono il 20% di oli molto simili a quelli che oggi vengono già impiegati per la produzione di biocarburante".
Il grandissimo vantaggio, continua il ricercatore, consiste nel fatto che "mentre gli oli attualmente in produzione sono ottenuti da coltivazioni dedicate, l'utilizzo dei fondi di caffè permetterebbe di produrre biocarburanti di seconda generazione veramente sostenibili". In altre parole, questo genere di carburante verrebbe prodotto senza la necessità di impegnare nuovi terreni per ottenere la materia prima.
Ma questo non sarebbe il solo vantaggio di una simile lavorazione; si potrebbero infatti raccogliere significative quantità di materia prima anche nei piccoli esercizi pubblici. Traducendo in un esempio pratico questa idea, il ricercatore Rohdri Jenckis dice: "Stimiamo che un piccolo negozio in cui si vende caffè possa produrre circa 10 chilogrammi di scarti al giorno: questo permetterebbe di ottenere circa 2 litri di biocarburante. Inoltre, bisogna calcolare la grande quantità di rifiuti prodotti dall'industria della torrefazione che scarta i chicchi difettosi".
Le ricerche hanno dimostrato che le diverse qualità di caffè hanno importanza per il gusto che i consumatori trovano nella tazzina, ma non per quanto riguarda l'estrazione degli oli per il carburante naturale. "La resa e il quantitativo di biodisel possono differire a seconda delle risorse disponibili" dice il dottor Chuck. "Dunque l'uniformità rilevata per quanto riguarda il quantitativo di biodisel nei diversi tipi è una buona notizia per i produttori e gli utilizzatori di biocarburante".
Insomma, arabica o robusta potremo sceglierle al bar a seconda dei nostri gusti. Ma, se questi studi avranno applicazione commerciale, al distributore non si dovremo fare differenze.
Alessandro Gnocchi
18 giugno 2014