“Dictators' Dinners: A Bad Taste Guide to Entertaining Tyrants” di Victoria Clark e Melissa Scott (Mondadori Store, 17,48 euro) ci mostra un affascinante spaccato della vita dei tiranni del XX secolo: un mix di storia, ossessioni alimentari, fobie, capricci, eccentricità corredati dalle ricette dei loro piatti preferiti sono raccolti in questo libro fresco di stampa.
Secondo il motto del politico-gastronomo francese Jean-Anthelme Brillat-Savarin, che agli inizi dell'Ottocento scriveva: “Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei”, forse potremo capire chi erano questi despoti e smascherare tante loro debolezze.
Scopriamo così che Hitler non era in realtà un fanatico vegetariano. La testimonianza ci arriva dallo chef britannico Dione Lucas che ricorda di aver servito al dittatore, in diverse occasioni, in un hotel di Amburgo agli inizi degli Anni 30, un piccione stufato ripieno di fegato, lingua e pistacchi. Pare che la motivazione del suo vegetarianismo fosse molto banale: Hitler soffriva di flatulenza e costipazione cronica e perciò aveva bandito la carne. Negli ultimi mesi della sua vita, si era ridotto a mangiare solo purè di patate e brodo. La paura di essere avvelenato era tale che aveva 15 assaggiatrici (perché solo donne?) a sua disposizione e aspettava almeno 45 minuti prima di assaporare anche solo un boccone di cibo.
A Mussolini invece il purè causava grandi mal di testa, non gli piaceva la carne e la pasta doveva essere solo di farina di frumento. Il Duce però andava matto per un'insalata d'aglio crudo, tagliato grossolanamente e condito solo con olio e limone. Dopo una cena a base d'aglio, Donna Rachele preferiva stare lontana dal marito e andava a dormire nella camera dei ragazzi. Il suo dolce preferito era un rustico ciambellone.
Come Hitler, anche il Colonnello Gheddafi soffriva di flatulenza incontrollabile. Nonostante ciò non poteva fare a meno di bere il latte di cammello, che sicuramente non lo aiutava a risolvere il fastidioso problema, ma, secondo lui, migliorava il candore dei suoi denti. Aveva una predilezione per il cibo italiano - dolci e maccheroni - e il suo piatto preferito era il couscous con carne di cammello e prugne.
Saddam Hussein, altro despota mediorientale, era ossessionato dalla pulizia e voleva solo cibi freschissimi. La carne di manzo e di agnello proveniva da fattorie selezionate, mangiava solo olive raccolte sulle alture del Golan, aveva un debole per i dolcetti occidentali e quando fu catturato, nel 2003, nel frigorifero trovarono solo uova, un'insalata di pomodori, miele e pistacchi, barrette di Bounty e mini-Mars.
Diversi dittatori africani sono passati alla storia per i loro crudeli atti di cannibalismo.
Come Idi Amin Dada in Uganda che alla domanda se fosse cannibale rispose: “Non mi piace la carne umana, è troppo salata per me”. Infatti si ingozzava di arance, pare 40 al giorno, perché credeva fossero afrodisiache. Per questo motivo fu soprannominato Mr Jaffa. Come dispetto, ai capi di Stato in visita faceva servire larve di insetti e cavallette fritte, ma lui prediligeva la carne di capra e le frittelle di miglio.
Di gusti più eclettici il despota Hastings Kamuzu Banda del Malawi. Come snack amava mangiare i vermi mopane - grandi bruchi dell'albero mopane da cui nasce la bellissima falena imperatore - essiccati e croccanti come patatine fritte.
Ricchi di proteine, ferro e calcio se volete assaggiarli trovate la ricetta a pagina 78.
Mentre in Cambogia il crudele Pol Pot, seppure il popolo moriva di fame, si faceva preparare dal cuoco personale stufati di capriolo, cervo e cinghiale.
Era goloso anche di cobra stufato, tagliato a pezzi e fatto bollire in pentola per almeno 1 ora con erba limoncina, foglie di vite amara, zenzero e una manciata di noccioline pestate. Una vera prelibatezza!
Ma la palma di vero gourmand va sicuramente al dittatore della Corea del Nord Kim Jong-Il. Aveva gusti estremamente costosi: era golosissimo di caviale iraniano, manghi tailandesi e riso giapponese dolce aromatizzato con artemisia. Voli transoceanici consegnavano a domicilio aragoste freschissime e un esercito di donne selezionava i chicchi di riso migliori, della stessa dimensione e colore. La sua cantina contava 10.000 bottiglie di vino e aveva a disposizione i migliori cognac del mondo.
Lo chef giapponese Kenji Fujimoto preparava per lui il costosissimo sushi con il pesce palla e, nel libro in cui rivela gli eccessi alimentari del suo padrone, scrive che Kim Jong-Il apprezzava particolarmente mangiare il pesce ancora vivo, boccheggiante e con la coda che ancora sbatteva. Tra i suoi piatti preferiti anche la zuppa di pinne di squalo e la zuppa di carne di cane che doveva assicurargli immunità e virilità.
E infine, lo sapevate che lo chef di Stalin, Spiridon Putin, era il nonno dell'attuale presidente russo? L’uomo di acciaio era capace di stare a tavola anche 6 ore e di bere un vino semi-dolce chiamato Khvanchkara che spesso faceva rivoltare lo stomaco agli illustri ospiti seduti al suo desco (Tito, stremato dal lunghissimo banchetto georgiano e dal vino, vomitò nella manica della giacca). Il suo piatto preferito era lo Satsivi, uno stufato di pollo con noci e spezie.
Monica Pilotto
12 dicembre 2014