Il Bento è una delle grandi specialità del Paese del Sol Levante, molto di più che un semplice pranzo al sacco racchiude tutto il gusto di una tradizione antica
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Chi crede sia solo un pranzo al sacco si sbaglia di grosso. É molto di più. Una combinazione perfetta di pietanze, colori, condimenti, che vanta una storia molto antica nella cultura giapponese.
Senza tralasciare il nobile significato. Scopriamolo insieme, per sperimentarlo nelle sue forme più caratteristiche durante il prossimo viaggio nel Paese de Sol Levante!
Una meraviglia dove nulla è lasciato al caso Il bento è una piccola opera d’arte tanto per gli occhi quanto per il palato.
É un prezioso pranzo à porter in un grazioso cofanetto, composto da tante buonissime pietanze in piccole porzioni, ben separate tra loro.
Tra queste sicuramente c’è il riso, che si può accompagnare a diversi elementi; dal pesce alla griglia al pollo fritto (kara-age), dalla tempura alla deliziosa frittatina (tamakoyaki), dolce o frutta.
Qualsiasi sia esattamente il suo contenuto, una cosa è certa: all’interno del cofanetto nulla è casuale; tutto concorre a rendere il più piacevole possibile l’esperienza gastronomica.
Ordine delle pietanze, colori, consistenze, gusti, sono scelti accuratamente per ottenere una perfetta armonia in termini visivi e di sapori.
Ma come nasce davvero? L’affascinante cofanetto subisce numerose evoluzioni per assumere i contorni attuali. La versione più primitiva del Bento risale al XII secolo;consiste in riso cotto e successivamente essiccato.
Solo nel periodo Edo (1603-1868) prende forma una versione di bento un po’ più simile a quella contemporanea. Nasce infatti il makunouchi bento, un vassoio dove sono disposti ordinatamente riso, contorni di vario tipo, pesce e uova, che viene consumato a teatro, come spuntino tra i due atti. In quell’epoca si trasforma in simbolo di ricchezza e di status.
Una soluzione pratica per studenti e lavoratori. E per i viaggiatori. E’ però con il diffondersi delle università che il bento acquisisce sempre più importanza, diventando popolare. Per gli studenti che sono costretti a pranzare fuori casa, rappresenta la soluzione per eccellenza, prima che prendano piede le mense scolastiche. Lo stesso vale per i lavoratori. Diventa contemporaneamente usanza tipica dei viaggiatori.
Un modo per prendersi cura dell’altro Dopo un periodo in cui è meno in voga, torna con vigore alla fine del XX secolo. Se è vero che i cofanetti pronti dei combini (piccoli negozi di alimentari giapponesi), consumati da studenti e lavoratori, rappresentano la versione più conosciuta oggi dei bento giapponesi, è vero anche che una gran quantità di bento viene ancora preparata a casa. soprattutto per i bambini.
In questo caso si parla di Kyara-ben. Il cibo, grazie alle abili mani delle mamme giapponesi, assume attraverso colori e forme, le tenere sembianze di personaggi dei cartoni animati (o semplicemente di animali carini, come orsacchiotti, panda etc).
Ed ecco che in questo caso il bento rappresenta un modo per comunicare i sentimenti più intimi all’altro; l’amore della madre nei confronti del figlio, il suo modo per donare felicità attraverso il cibo.
L’ebi-bento: un inno alla varietà gastronomica locale Ma il bento si è trasformato anche in un’attrazione gastronomica imperdibile per coloro che vogliono scoprire le tipicità di ogni particolare zona del Giappone, come turisti e viaggiatori.
Ogni piccola stazione infatti ha il suo ekiben, ovvero bento della stazione con il cibo del luogo, spesso contenuto in confezioni caratteristiche in ceramica e/o legno. Un oggetto prezioso capace di evocare ricordi ed emozioni uniche, anche a distanza di tempo, per combattere la nostalgia.
G81 Bento & Mood: bento nel cuore di Milano Anche nel cuore del capoluogo lombardo si può trovare un un bento: è il caso di G81 Bento & Mood, un negozio e una gastronomia che offre solo pasti da portare via, oltre a vendere scatole di bento e altri oggetti giapponesi.
Si tratta dell'emanazione del ristorante Osaka, il cui chef è Ikeda Osamu.