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Halal: spuntano le prime certificazioni

NewsHalal: spuntano le prime certificazioni

Cosa fanno le aziende italiane per cavalcare questo danaroso mercato dal nome Halal che in arabo significa “lecito”?

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In Italia vivono un milione e mezzo di musulmani i quali presumibilmente rispettano le regole del Corano anche riguardo l’alimentazione, per esempio nel caso delle sostanze di origine animale vengono ammessi solo gli animali erbivori, a condizione che siano macellati secondo specifici standard definiti dalla Halal International Autorithy.
 
I prodotti alimentari ma anche i farmaci e i cosmetici, per essere  accettati dalla popolazione islamica devono essere certificati, devono quindi riportare il bollino halal. Ma non basta, la certificazione deve essere quella rilasciata da un’autorità competente, cioè da un ente religioso riconosciuto dagli organismi islamici mondiali, e non per esempio dal comitato europeo di normazione che si è recentemente proposto, ma che è stato respinto e gentilmente invitato a sedersi al tavolo con i referenti del World Halal Food Council per definire una linea di sviluppo.

Il consumo globale halal si aggira intorno ai 3 mila miliardi di dollari, in crescita del 15% ogni anno, ma in Italia sono ancora solo l’1% le aziende che hanno ottenuto la certificazione, circa 270, contro la media degli altri paesi europei del 30%.

Uno dei settori travolti da questa rivoluzione è quello del latte e latticini, quello halal è il laban, il caglio deve provenire da animali macellati con rito islamico. Nel giro di due anni potrebbero diventare più di duemila le aziende casearie certificate; la richiesta non arriva solo da musulmani residenti in Italia ed in Europa, ma anche da Indonesia, Malesia, sud-est asiatico ed Usa.

Tra le prime aziende italiane c’è Fattorie Soresina che ha ottenuto la certificazione direttamente dalla Halal International Autorithy la quale prima di dare l’ok ha visionato gli impianti con richiesta di essere aggiornata periodicamente sulla lavorazione.

Anche l’olio si affaccia sul mercato: l’azienda barese CorApuliae ha richiesto di propria iniziativa la certificazione, dopo aver verificato che era un mercato in crescita. E’ passato circa un’anno dal momento della richiesta all’effettiva vendita del prodotto, ma ne è valsa la pena: è stato un successo, perché l’olio italiano è molto richiesto dai musulmani, non solo nei loro paesi ma anche in occidente.

Infine, gli sceicchi sauditi sono disponibili a investire in Italia. Di più, vogliono che diventi il primo hub del mercato halal nel mediterraneo, lo hanno dichiarato al World Halal Food Council (WHFC), riunitosi a Roma nel marzo scorso, un’occasione impedibile…

Silvia Viganò
16 luglio 2014

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