Si sprecano 1000 miliardi di dollari di alimenti all’anno e in Italia ogni settimana 7 euro di cibo finiscono nella spazzatura: queste le cifre divulgate nella giornata mondiale contro lo spreco alimentare. Un problema figlio della globalizzazione, ma anche di una scarsa sensibilità e di politiche sbagliate. Ma cosa si può fare nel nostro piccolo per evitare questo enorme sperpero? Innanzitutto non buttare il cibo che è ancora fruibile. Sembra una banalità, ma non lo è. E questo significa non avanzare e saper riciclare gli avanzi del frigo, significa non sperperare inutilmente conservando bene gli alimenti e significa anche non buttare se non è proprio necessario.
E proprio a questo ultimo proposito sono molti gli alimenti che si possono conservare oltre la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro...” (clicca qui) riportata sull'etichetta. Il quotidiano britannico The Independent grazie a Dan Cluderay, proprietario del sito Approved Food (clica qui) che vende a prezzi scontati cibo che ha superato la data di scadenza, stila una lista di 10 alimenti che dopo la scadenza possono essere portati in tavola tranquillamente. Insomma se con alcuni cibi la dead line è da osservare scrupolosamente con altri si può (e si deve) avere molta più elasticità e a volte basta semplicemente il buon senso. Pane, riso, frutta e verdura, formaggio a pasta dura, uova, latte, yogurt, patatine, cioccolato e ketchup: tutti esempi di cibi elastici, alcuni dei quali (come il riso) durano anche molto tempo dopo la data indicata sulla confezione. Per capire fino a che punto si può osare basta un po’ di giudizio e qualche regola pragmatica. Per esempio con le uova funziona il trucco del galleggiamento: si immergono in una ciotola d'acqua e se galleggiano significa che al loro interno si sono accumulati gas e batteri e quindi è meglio scartarle.
Solo in Gran Bretagna infatti ogni anno vengono gettate nella spazzatura oltre quattro milioni di tonnellate di cibo scaduto che in realtà può essere consumato senza rappresentare un rischio per la salute. Infine anche la confezione aiuta e se è piccola è molto meglio. Secondo una ricerca di Waste Watcher il 56 per cento degli italiani sarebbe disposti a pagare di più per avere un imballaggio più appropriato che consenta di conservare meglio il cibo. Mentre il 64 per cento vorrebbe confezioni più piccole, per evitare lo spreco. E in effetti è un tema cruciale quello del packaging e si stanno studiando adeguate confezioni, sia in termini di quantità di contenuto, sia in termini di migliore conservazione del prodotto. Anche alla luce di una propensione della gente a spendere anche qualcosa di più, per sprecare un po’ meno (clicca qui).
Emanuela Di Pasqua,
5 febraio 2016
credits: Us Department of Agriculture/Flickr