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Gansevoort Market, New York. Per gli amanti del food

News ed EventiNewsGansevoort Market, New York. Per gli amanti del food

A Manhattan, uno spazio con specialità internazionali a due passi dal nuovo Whitney Museum di Renzo Piano. Da provare. Guardate il video.

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C’è un posto nuovo dove andare a mangiare a Manhattan. Si chiama Ganservoort Market (guarda il video) e si trova nel Meatpacking District, da tempo consacrato come il quartiere del food della grande mela.

Piacevole, rilassato, al Gansevoort Market trovano spazio tanti piccoli stand dove gustare specialità da tutto il mondo. Dalle crêpes francesi, alla pizza italiana, ai lobster sandwich americani (panini con l’astice, l'ultimo trend newyorkese), alle più autentiche pie inglesi. E non manca l'angolo vegano.

Non si spende troppo e i piatti vengono preparati al momento. Cibi tipici di tanti Paesi, e il rispetto della ricetta originale è garantito dagli stessi proprietari. Poi ci si siede a mangiare ai tavoli del cortile interno, sotto una bella luce naturale. E l’atmosfera è cool al punto giusto.

Che il Gansevoort Market si trovi proprio in questa zona non è un caso. Il Meatpacking District, tra West Village e Chelsea è, in fatto di cibo, il centro dell’eccellenza di Manhattan. Qui una volta si trovavano i mattatoi cittadini, trasformati negli anni ’80 e ’90, in gallerie d’arte e show-room di stilisti. Arte e moda sono da tempo l’anima del quartiere, ma oggi il food non è da meno: al Meatpacking si trova infatti il Chelsea Market, vero tempio del cibo newyorkese, altra tappa da non lasciarsi sfuggire.

Il Chelsea Market è ospitato nella vecchia fabbrica della National Bisquit Company, proprio dove, narra la leggenda, è stato inventato il mitico Oreo, probabilmente il biscotto più venduto al mondo. È un edificio di mattoni rossi che riempie un intero isolato. Al Chelsea Market si viene per fare acquisti di qualità: ci sono le grandi firme del food mondiale e un incredibile assortimento di frutta e verdura, oltre a pane, vino, dolci. Ma è il luogo ideale anche per uno spuntino o un pranzo. Sono famosi gli astici da gustare al momento, le  paste fresche, le zuppe, i sandwich. In più l’atmosfera della vecchia fabbrica, di cui rimangono molti pezzi come i tratti delle rotaie usate un tempo per trasportare le forniture, aggiunge al tutto un bel po' di fascino.

Alle spalle del Chelsea si trova la High Line, altro grande progetto di recupero urbanistico: la straordinaria trasformazione di una linea ferroviaria degli anni ’30 in una passeggiata sopraelevata, a 25 metri di altezza, con parco. Tratti di binari spuntano ancora dal terreno e anche la flora è “autentica” perché sono stati ripristinati gli stessi alberi e arbusti che un tempo crescevano intorno alla ferrovia. Sulla passeggiata è il regno dei food truck, che offrono cibo biologico e etnico e succhi fresh squeezed.

Un quartiere da vedere e c’è un motivo in più per fare un salto al Gansevoort Market mentre si è lì. È una sosta irrinunciabile dopo la visita al nuovo Whitney Museum, museo di arte moderna e contemporanea progettato da Renzo Piano e inaugurato la scorsa primavera.

Creato per dare spazio alle collezioni e alle esposizioni del Whitney “storico” nell’Upper East Side, il nuovo edificio è formato da 9 piani, vetrate e terrazze che guardano sullo Hudson River, dove è orientato sul lato ovest. A nord si affaccia invece sui vecchi palazzi industriali del Meatpacking, mentre a est è direttamente collegato con la High Line, che ne costituisce uno degli ingressi. Inondato di luce, mentre si gira tra le installazioni artistiche si ha quasi la sensazione di essere all’aperto.

Ma non finisce qui. All’ex Pier 57, uno dei grandi moli sul fiume un tempo utilizzati per il commercio, sta per prendere forma uno spazio enorme con ristoranti, negozi, beach club, palestre e terrazze panoramiche sull’Hudson. Un mega progetto ancora work in progress ribattezzato Super Pier che, alla maniera newyorkese, trasformerà ancora una volta il Meatpacking. E che darà alla grande mela un nuovo sapore. Come d’altronde accade ogni volta che la si morde.

Barbara Galli,
ottobre 2015

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