La vita non finisce con la pensione. Concluso il tempo del lavoro ne inizia un altro altrettanto creativo e stimolante, seppur differente. Questa la filosofia della Fondazione Ferrero, la realtà voluta 30 anni fa da Michele Ferrero, a capo della grande azienda alimentare per un felice ventennio.
Quando nel 1983 la prima leva di tecnici e operai avrebbe dovuto abbandonare il lavoro l’illuminato imprenditore pensò di mettere loro a disposizione una struttura dove inventarsi una second life tutta speciale. Così, anche grazie alla partecipazione della moglie di Michele, Maria Franca, sono nate le attività della Fondazione. Che oggi come allora permette ai pensionati di sfruttare, nel sociale, attitudini e competenze personali e fornisce servizi e attività per spendere il tempo libero in modo qualificato e intelligente.
Ci sono pasticciere che sfornano dolci, cuochi e camerieri che servono durante le feste, ci sono sarte per confezionare gli abiti, ragionieri per la dichiarazione dei redditi, autisti che portano la spesa a domicilio o volontari che alla guida di auto e furgoncini della fondazione conducono in ospedale chi ne ha bisogno. E poi c’è il giornalino, la corale, le sale per i giochi di carte, i corsi di ballo e un gruppo che organizza gite in montagna. Una bella storia, raccontata oggi in un nuovo volume curato da Caterina Ginzburg e corredato dalle foto di Olivia Arthur di Magnum Photos. Che svela come si riesce a vivere di più e meglio. Ad Alba, all’ombra della fabbrica del cioccolato. (Fonte: La Repubblica)
di Livia Fagetti
20 marzo 2014
Photo credit: Fondazione Ferrero