Fateci caso: non vedete qualcosa di nuovo sulle etichette di vini, spumanti e vini aromatizzati, come il vermouth? È la nuova etichetta, obbligatoria dall’8 marzo, che introduce alcune informazioni utili per i consumatori. Quali? Innanzitutto l’elenco degli ingredienti, poi l’eventuale presenza di allergeni (come i solfiti) e infine la tabella nutrizionale. Pronti a stupirvi leggendola?
Con l’entrata in vigore del Regolamento europeo n.2021/2117, le aziende vinicole devono fornire ai consumatori una serie di informazioni, che sono già usuali per i prodotti alimentari. La più “ovvia” (e la più letta)? L’elenco degli ingredienti, ossia di qualunque sostanza o prodotto (compresi gli aromi, gli additivi e gli enzimi alimentari) e di qualunque costituente di un ingrediente composto, ancora presente nel vino. Gli ingredienti devono essere elencati in ordine di peso decrescente. Dunque, l’ingrediente di base sono ovviamente le uve, che possono essere indicate anche come uve pigiate e/o mosti di uve. Poi ci sono tutte le sostanze usate per migliorare il vino. Come i regolatori dell’acidità (ad esempio l’acido tartarico, indicato anche dalla sigla E334, o l’acido malico E296) e gli agenti chiarificanti (come i tannini). E infine devono essere indicati in etichetta anche gli attivatori della fermentazione alcolica e malolattica, come lo sciroppo zuccherino (o sciroppo di dosaggio) e lo zucchero destinato all’arricchimento, come il mosto di uve concentrato o lo zucchero comune (ossia il saccarosio).
Un’altra tipologia di informazioni molto importanti, soprattutto per chi soffre di allergie e intolleranze alimentari, è la segnalazione dell’eventuale presenza di allergeni, ossia di qualsiasi ingrediente o coadiuvante tecnologico che provochi allergie o intolleranze. Quindi, anche sull’etichetta di vini, spumanti e vini aromatizzato dev’essere specificato in modo evidente “contiene xxx”. Gli allergeni più comuni sono anidride solforosa/solfiti, ma può capitare anche di trovare la proteina di frumento, l’albumina o la lisozima ricavate dalle uova o la caseina, la proteina del latte. Sono tutte sostanze naturali che sono ampiamente usate come agenti chiarificanti: infatti, per la loro capacità di catturare le particelle in sospensione, rendono i vini più limpidi. Durante la lavorazione in cantina queste sostanze spariscono, ma resta la possibilità che ne rimangano delle tracce nel vino. Per questo il loro uso va specificato in etichetta.
Infine, d’ora in poi nemmeno il vino (compresi bollicine e aromatizzati) sfuggirà al controllo del valore nutrizionale da parte dei consumatori più attenti al wellness. Sulle etichette va infatti indicato il valore energetico (indicato con il simbolo E ed espresso in calorie) mentre la dichiarazione nutrizionale completa può essere fornita per via elettronica, mediante QR Code presente sull'imballaggio. La dichiarazione nutrizionale completa comprende anche la quantità di grassi, acidi grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale presenti in media in 100 ml. Leggendo la tabella nutrizionale si può scoprire che l’alcool fornisce un bel po’ di energia (7 kcalorie per grammo): infatti un bicchiere di bevanda alcolica, che contiene mediamente 12 grammi di alcol, apporta circa 100 calorie. Per dare un confronto: 500 ml di vino corrispondo a circa 350 calorie, contro le 200 di una barretta al cioccolato o di un sacchetto di patatine. Perdipiù si tratta di calorie considerate “vuote”, perché non apportano altri nutrienti e non vengono sfruttate dal corpo a fini energetici, e, quindi finiscono per depositarsi come tessuto adiposo.
Può succedere di non trovare tutte queste informazioni sulle etichette delle bottiglie. Semplicemente perché non ci stanno o perché rovinano l’estetica di bottiglie ed etichette spesso d’autore. In questo caso la Ue ammette il ricorso a un QR code: fotografandolo con lo smartphone si viene dirottati su una pagine web che fornisce tutte le informazioni previste dalla legge. E spesso anche qualcosa di più, come gli abbinamenti suggeriti, la temperatura di servizio ideale, le informazioni sulla sostenibilità del prodotto e sulla riciclabilità del packaging. Non male, vero?
Manuela Soressi,
marzo 2024