Ci sono tante cose belle a proposito delle Cesarine. Molte, anzi quasi tutte, riguardano il cibo. Ma c’è n’è una che ha squisitamente a che fare con le persone e la loro voglia e capacità di mettersi in pista: le Cesarine sono tutte over 50, spesso over 60 e over 70…. E hanno creato una start-up, che funziona a meraviglia, si espande ed è sempre più in ascesa! Ma forse in effetti il cibo c’entra anche con questo aspetto, perché è la passione per il cibo, prepararlo con sapienza e offrirlo a chi si siede intorno al tuo tavolo, che certamente ha dato la spinta alle Cesarine per mettersi a ballare.
Negli ultimi anni si è molto parlato di home restaurant (fino ad arrivare alle false nonne ultraottantenni ai fornelli!) e chef a domicilio (e cibi gourmet preparati dagli chef e consegnati sulla porta di casa tua ). Poi la moda mediatica è passata e ci siamo dimenticati persino delle Cesarine. Eppure loro hanno continuato a cucinare, hanno lanciato una campagna di finanziamento grazie alla quale hanno raccolto 1 milione di euro, scuciti da un gruppo di manager e imprenditori italiani e una campagna di reclutamento, che si è conclusa alla fine del mese scorso.
Fino ad allora erano 500 le cuoche-casalinghe sparse su tutto il territorio nazionale, ovvero in circa 90 località italiane. Presto saranno dunque di più. E non dimentichiamo che ci sono anche i Cesarini! Solo il 30% di loro è casalinga o pensionato, il 70% ha un lavoro e fare la Cesarina è una passione. Come quella di Mara, Cesarina di Forlì, appassionata anche di teatro, che da 25 anni invita a cena le compagnie teatrali di passaggio e alla cui tavola, negli anni, si sono seduti Rossella Falck, Giorgio Gaber, Alessandro Gassman, Michele Placido... e ora fa la Cesarina “a tempo pieno” ospitando anche fino a 40 persone alla volta. O Massimo, neurologo esperto di Alzheimer, che ha unito le tradizioni culinarie giudaico-romanesco dei nonni con quella viterbese della mamma.
Nata nel 2004 con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole e con la collaborazione dell’Università di Bologna, l’associazione da allora fino a un paio di anni fa aveva ospitato circa 5000 turisti. Turisti all’80, 90% provenienti dall’estero (americani in testa, poi tedeschi, giapponesi, scandinavi, olandesi, francesi, australiani,indiani, etc.)…
Poi il salto con l’acquisto del marchio da parte di un imprenditore e la partnership con varie solide realtà nel mondo del food&beverage. Ma la mission delle Cesarine non è mutata: salvaguardare cibi dimenticati e tramandare la tradizione culinaria regionale italiana. Così come non è mutato il piacere di queste padrone – o padroni – di casa di aprire le loro porte a ospiti desiderosi di gustare, a seconda delle località, la cucina italiana della tradizione: ragù a regola d’arte a Bologna, ossobuco con risotto a Milano come lo faceva la nonna e le perfette sarde a beccafico in Sicilia.
Vere e proprie custodi di un patrimonio enogastronomico sommerso, le Cesarine offrono piatti – 20mila le ricette intrappolate nella rete delle Cesarine! - di una tradizione culinaria spesso sull’orlo del dimenticatoio. Ma a proposito: perché si chiamano Cesarine? È l’epiteto comune dato alle massaie romagnole. In omaggio a tutte quelle zie, nonne, tate dai nomi antichi, a volte anche improbabili che hanno allietato i sapori della nostra infanzia… un’ultima domanda: ma perché a mangiare dalle Cesarine ci vanno sono gli stranieri??? Forse è proprio l’ora di prenotare – con almeno un paio di giorni di anticipo, dimenticare il concetto di menu e lasciarsi deliziare.
Carola Traverso Saibante
luglio 2018