Griglie dei fornelli e griglie del carcere, cuochi e detenuti, formazione e solidarietà: sono questi gli ingredienti dei progetti che vedono alcune carceri italiane impegnate nella ristorazione. A partire da Bollate (MI), dove il ristorante InGalera cucina per il pubblico quotidianamente e dalla Casa di Reclusione di Volterra, pioniera del reinserimento lavorativo dei reclusi col mestolo e il vassoio in mano.
Le Cene Galeotte sono un progetto della Casa di Reclusione di Volterra (PI), che da oramai una dozzina d’anni fa accomodare il pubblico alle sue tavole per gustare i pasti preparati dai detenuti. Già 15mila persone hanno varcato le porte di questo carcere e partecipato all’iniziativa.
Una cena al mese al costo di 35 euro a persona, il cui ricavato è interamente devoluto alla Fondazione Il cuore si scioglie, onlus nata da Unicoop Firenze che sostiene diversi progetti di cooperazione in Italia e nel mondo. Cene preparate con il supporto – a titolo gratuito - di chef professionisti che si alterneranno per tutta la durata dell’iniziativa, dal 23 marzo al 10 agosto 2018 (per prenotazioni: 055.2345040).
Le Cene Galeotte sono il frutto succulento del percorso professionalizzante in ambito ristorativo ai rivolto ai circa trenta detenuti coinvolti per favorire il loro reinserimento una volta terminata la pena o nei casi regolati dall’art. 21 in tema di semilibertà. Da quest’anno sono stati associati anche gli Istituti Alberghieri di Toscana, che in occasione di ogni serata manderanno una piccola delegazione di studenti a supporto della cucina.
Un'esperienza umana e formativa per i ragazzi, che consolida e arricchisce l'altro bellissimo progetto-pilota nato nel 2012 sempre nel carcere volterrano: l'indirizzo alberghiero dell'istituto cittadino Ferruccio Niccolini, divenuto subito un punto di riferimento anche per tanti giovani del territorio (più di venti quelli che varcano quotidianamente le porte del penitenziario per seguire le lezioni in classi miste al fianco dei detenuti).
Ogni menu galeotto ha i suoi vini in abbinamento, offerti da alcune cantine della regione e serviti con il supporto dei sommelier della Fisar, dato che il progetto di reinserimento dei carcerati prevede anche corsi avvicinamento al vino.
Intanto continua a gonfie vele l’esperienza del ristorante InGalera, primo e unico ristorante in Italia realizzato all’interno di un carcere, quello di Bollate (nell’interland milanese, via Belgioioso 120), aperto al pubblico sia a mezzogiorno che alla sera dove i carcerati, regolarmente assunti, si reinseriscono nel mondo del lavoro. Anche in quel contesto è scattata una collaborazione con un Istituto Alberghiero, il Paolo Frisi di Milano, presente nella casa di reclusione e i cui studenti-detenuti hanno la possibilità di fare lo stage obbligatorio al conseguimento del diploma alberghiero nel ristorante InCarcere.
Qui la cucina, seguita da chef e maître professionisti, si è già fatta un nome per l’alto livello. Ai fornelli e in sala, la "brigata dei briganti”, ovvero i detenuti che ormai da anni partecipano a questo straordinario progetto di recupero.
Giovedì 1 marzo è in scena la cena “GIALLO InGalera!! Zafferano: l’oro che si mangia, l’oro che si ruba”. Il menu? Capesante allo zafferano, castelmagno e grue di cacao; risotto alla zafferano in tazza; triglie con crema di scampi allo zafferano; panna cotta allo zafferano. In sala l’attore Cochi Ponzoni racconterà storia e curiosità dell’oro giallo gourmet. La cena avrà inizio alle 20.20, costo: 50 euro. Per prenotazioni: 334-3081189.
Carola Traverso Saibante
febbraio 2018