Nel 2016 potrebbe essere obbligatorio indicare in etichetta le calorie del vino. Per il momento i produttori non sono tenuti a dare questa informazione, che invece dal dicembre del 2014 compare per legge sulle confezioni di tutti gli altri alimenti in commercio, gomme da masticare comprese.
Ne sta discutendo in questi giorni la Commissione UE, che sta rivedendo un po’ tutta la normativa che riguarda l’etichettatura dei vini. Il pacchetto di provvedimenti in realtà fa tremare i produttori italiani; non solo per la questione delle calorie, ma anche per quella dei vitigni.
Per quanto riguarda le calorie il dibattito è acceso. L’indicazione in etichetta, infatti, potrebbe essere un deterrente molto forte e ben più efficace di altre informazioni pedagogico salutistiche, che hanno l’intento di mettere in guardia nei confronti della dipendenza da alcol o del calo dell’attenzione in caso di ebbrezza.
L’apporto calorico è proporzionale rispetto alla gradazione alcolica. Quindi un vino corposo come un Amarone da 16° è più calorico di un altra bottiglia da 13°: si parla di circa 130 calorie a bicchiere contro circa 100. Questo significa che, in una cena dove si accompagnano le pietanze con un buon rosso, le 300 calorie si raggiungono in un attimo. Tenendo conto che l’apporto medio giornaliero di cui necessita una persona adulta oscilla tra le 1500 e le 2200 calorie, squarciare il velo circa il contributo delle bevande potrebbe non convenire un po' a tutti.
Alcune aziende vinicole hanno già espresso forti perplessità circa l’idea della Commissione Ue. Per il momento si tratta solo di una bozza, ma le preoccupazioni sono reali, specialmente per le case vinicole ad alta gradazione.
Se i sostenitori della norma affermano che si tratta di tutelare un diritto dei consumatori a essere informati circa il valore nutrizionale di qualunque alimento. I produttori ribattono che il provvedimento rischia di sminuire il valore di vini che prima di tutto sono portatori di cultura. E, non ultimo, mettono in difficoltà le aziende che ogni anno dovrebbero modificare le informazioni in etichetta per segnalare correttamente le calorie. Queste infatti variano a seconda delle sfumature zuccherine delle uve, che in ogni annata hanno caratteristiche differenti.
Ma, dicevamo, questo non è l’unico grattacapo per le aziende vinicole.
Tra le novità dell’anno prossimo ci potrebbe essere anche l’autorizzazione all’inserimento dell’indicazione dei vitigni. Per ora non tutti i vini possono specificare con che uve sono fatti: si tratta di un diritto di cui godono solo determinati prodotti.
I vini con una storia e una tradizione, come lo sono in special modo gli italiani, sono quelli che rischiano di essere più penalizzati. Trovando in etichetta la dicitura “fatto con uve Barbera” (piuttosto che Nebbiolo, Cabernet, Nero d’Avola, Pinot o Sangiovese…), il consumatore distratto o poco colto potrebbe fraintendere e addirittura essere convinto di sorseggiare un Doc prodotto in Piemonte (e magari nel bicchiere un vino svedese).
Barbara Roncarolo
11 dicembre 2015