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Made in Italy: arriva la bioplastica fatta con i funghi

News ed EventiNewsMade in Italy: arriva la bioplastica fatta con i funghi

Realizzata con funghi e scarti agricoli, è economica e a impatto zero. Un progetto rivoluzionario di 4 giovani italiani

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Una plastica ottenuta da materiali naturali per realizzare oggetti che, terminato il loro ciclo vitale, saranno interamente compostabili. Del petrolio, elemento essenziale dei prodotti plastici tradizionali, neanche l’ombra. È l’industria a rifiuto zero.

Il progetto Mogu (fungo, in cinese) nasce dall’unione di due società start up, l’italiana Mycoplast e l’olandese Mycotirial, entrambe fondate da giovani ingegneri italiani: Federico Maria Grati, Stefano Rabbini, Natalia Piatti e Maurizio Montalti.

I vantaggi della bioplastica fatta con i funghi sono molti. E’ economicamente competitiva rispetto quelle ottenute dalla polimerizzazione del petrolio, ha un processo di lavorazione totalmente naturale, a freddo, e dà come risultato un materiale che può essere interamente smaltito come rifiuto organico.

Non solo, i funghi utilizzati per la produzione vengono coltivati su substrati di paglia di grano o riso, lolla di riso, segatura, fondi di caffè, bucce di pomodoro o di uva e altro ancora: ovvero biomasse difficili e costose da smaltire, che in questo modo godrebbero di una seconda vita e verrebbero riciclate a fini produttivi. Come spiega Federico Maria Grati sulle pagine food de ilsole24ore.com “con la nostra tecnologia le cantine possono usare gli scarti di uva per autoprodursi gli imballaggi in cui contenere e trasportare le bottiglie di vino. In questo modo si abbattono i costi e si fa marketing verde”. È quella che si dice economia circolare.

La plastica Mogu è flessibile, leggera e resistente e può essere utilizzata per gli scopi più disparati, esattamente come quelle tradizionali: dai contenitori agli oggetti di design, dalle stoviglie al packaging, dagli interni delle auto ai materiali per l’edilizia.

Nei prossimi cinque anni sarà realizzato uno stabilimento in cui verranno prodotti circa 10mila pezzi all’anno, fino ad arrivare alla produzione industriale vera e propria che prevede 1 milione di pezzi annui e la vendita di licenze. Un passo importante, che conferma l’Europa come uno punti strategici per la ricerca e lo sviluppo in questa direzione, e che la vedono in prima linea nel processo abbattimento della produzione di plastiche tradizionali: si stima che la realizzazione di bioplastiche salirà dagli 1,4 milioni di tonnellate del 2012 ai 6,2 milioni nel 2017. Andando si spera a erodere i 288 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica prodotti nel mondo (dato 2012), di cui circa la metà giace ancora nelle discariche.

Cristiana Cassé
11 marzo 2015


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