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Bere come una rockstar: how to do

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I 100 drink che hanno ispirato i grandi musicisti

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Chi non avrebbe voluto provare (almeno per un po’) la vita spericolata di una star della musica leggera? Un’esistenza dorata che ruota attorno ai piaceri della vita, alcolici compresi. E sono proprio vini, birre e cocktail a permetterci di indossare i lustrini di una rockstar (anche in questo caso, con moderazione e almeno per un po’): sono 100 i drink che hanno ispirato i giganti della musica raccolti nel libro Bere come una rockstar, pubblicato da ilSaggiatore (14,90 euro). Scovati spulciando autobiografie e interviste, elenchi di richieste per il backstage, fotografie, biografie, documentari e anche sui post sui social e i testi delle canzoni, questi drink (non solo alcolici e non solo frutti della mixology) raccontano in modo curioso e insolito le grandi personalità che hanno creato il mito del rock.

Dal Vodka Cranberry dei Guns N’ Roses al Boilermaker di Jim Morrison, dal Bohemian Vodka Tonic di Freddie Mercury al Rickstasy di Amy Winehouse, dallo Ziggy Stardust Bombay Sapphire Martini di David Bowie al Whiskey Ginger di Aretha Franklin, dal vino rosso di Sting al Johnnie and lwmon di Elton John scorrendo le oltre 300 pagine si ripercorre non solo la storia della musica, scoprendo curiosità e aneddoti sui suoi protagonisti, ma anche quello delle bevande e della mixology. Un libro quasi da meditazione, da godersi sorseggiando un buon drink (possibile anche l’opzione analcolica!) mentre si ascolta il rock a palla, ancora meglio facendo pairing tra il cantante e quel che c’è nel bicchiere (e con gli stuzzichini consigliati per ogni ricetta). Pronti a provarci? Ecco tre spunti.

Janis Joplin: Southern Nectar
Janis Joplin era un’impenitente bevitrice di Southern Comfort, un liquore a base di whiskey, come si vede nelle tante foto che l’hanno ritratta sul palco mentre lo tracanna dalla bottiglia. “Una volta, da ubriaca, ne spaccò una bottiglia in testa a Jim Morrison, gesto che parve accrescere il suo interesse nei confronti di Janis e valse loro una considerevole attenzione da parte della stampa” si legge nel libro. Da cui si scopre che Joplin beveva Southern Comfort liscio, ma si sarebbe sicuramente goduta anche lo Southern Nectar, il cocktail che lo miscela (in parti uguali) a succo di mela e succo di mirtillo. Da sorseggiare ascoltando Me and Bobby McGee, grande hit della cantante texana targato 1971.

Freddie Mercury: Bohemian Vodka Tonic
Il frontman dei Queen beveva tre o quattro tazze di tè Earl Grey ogni giorno, e quando aveva voglia di qualcosa di più forte passava allo Champagne o al vino svizzero di Lavaux. Oppure al vodka tonic. A raccontarlo è quello che fu a lungo il suo assistente personale di Mercury. Invece il chitarrista dei Queen, Brian May, ha raccontato un episodio memorabile: nell’ultimo periodo della sua vita fu il suo cocktail preferito a permettere a Mercury di incidere The Show Must Go On, uscito nel 1991. Qual è la sua “formula magica”? 60 ml di vodka ai mirtilli Stoli Blueberi e 150 ml di acqua tonica Schweppes. Musica in sottofondo: Bohemian Rhapsody (1975).

Mick Jagger: Tequila Sunrise
Gran bevitore, ma anche capace di seguire una disciplina quasi ascetica, il leader dei Rolling Stones (come gli altri membri della band) è appassionato di cocktail a base di alcolici e arancia. Il suo preferito pare sia il Tequila Sunrise, che gli venne servito per la prima volta a un party privato durante il tour americano del 1972. Jagger lo apprezzò al punto tale da ordinarlo nei bar di tutti gli Stati Uniti durante il tour in giro per il paese. E così questo cocktail divenne tanto popolare al punto che il produttore di tequila Jose Cuervo inserì la ricetta del Tequila Sunrise sulle sue bottiglie di tequila. Da accompagnare con Sympathy for the Devil (1968).

Manuela Soressi
maggio 2023

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